Roberto Guccione: “Dipingo per emozionare”


Roberto Guccione, pittore ragusano
Opera di Roberto Guccione, pittore ragusano

“Creare, dipingere e riversare tutta la mia fantasia in una tela significa trasportare me stesso e la mia anima in un quadro”. Entusiasta, passionale e innamorato dell’arte il pittore Roberto Guccione che come un fiume in piena ci travolge con simpatia e gentilezza mentre ci guida nei saloni della sua galleria d’arte a Comiso. Reduce dal successo della mostra internazionale a Malta e indaffarato nel realizzare una biennale d’arte in Umbria che vedrà luce nel 2015 ci spiega come il suo amore per la pittura sia amorevolmente corrisposto non solo dal pubblico ma anche dai critici.

Pittore affermato, ex ispettore di polizia da poco in congedo e Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti artistici, s’innamora dell’arte sin da subito e vive questi due ambiti della propria vita in perfetta simbiosi senza creare contrasti o prevaricazioni. Ci spiega come fa a far convivere tutto ciò senza problemi?

“A diciotto anni sono entrato in polizia e adesso che sono più libero dagli impegni istituzionali posso dedicarmi a tempo pieno alla mia arte. Mi ha dato la forza e il coraggio di continuare a dipingere Ciccio Giombarresi, noto pittore ragusano, che ha notato nelle mie creazioni un talento che non credevo di avere. Le mie opere sono esposte al Viminale, in tutti i ministeri della Repubblica, nelle ambasciate e sono ammirate dal mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Unire l’arte con un lavoro particolare e schematico come il mio è sinonimo di passione e di grande forza di volontà. Sono anche convinto che l’artista  abbia una missione da compiere”.

In che senso? Ci spiega meglio questa sua posizione?

“Sto cercando, ad esempio, di dare spazio ai giovani. Sto preparando una biennale d’arte che vedrà luce nel 2015 in Umbria. Dipingerò su abiti di pregiata fattura,  creati da alcuni ragazzi talentuosi, dei miei quadri. Umbertide, Todi e Montone saranno i luoghi preposti per quest’evento. Mi definisco padre in senso lato e vorrei portare avanti tutti quei giovani meritevoli che hanno difficoltà ad emergere. Lo Stato ha portato tante famiglie in crisi e cerco, nel mio piccolo, attraverso le mie opere di aiutare chi ha bisogno”.

Come nasce un suo quadro?

“Non amo copiare. L’artista non è colui che copia bene una foto o un altro dipinto. Io amo i colori e non mi piace la matita. Quando creo paragonerei questo magico momento al miracolo della vita. La gioia e l’emozione sono immensi simili alla nascita di un figlio e il legame che si crea con il quadro appena realizzato è indissolubile, come con la propria progenie. Quando sono sottopressione rendo al meglio. (ride) più sono stressato e più il mio estro artistico diventa prolifico”.

Ricorda la prima mostra?

“Era il 2004. Ho esposto all’istituto Salvatore Fiume di Comiso su richiesta della Provincia di Ragusa. Il caso volle che il critico d’arte Umberto Zampini presente alla mostra giudicò in maniera straordinaria i miei lavori. Sono stato fortunato, perché da quell’incontro le mie opere varcarono i confini nazionali”.

Qual è la soddisfazione più grande per un artista?

“Emozionare. Quando si riesce a suscitare un sentimento nell’animo umano un’artista o un uomo in genere può ritenersi più che soddisfatto”.

Come definirebbe la sua arte?

“I miei quadri rispecchiano un’espressionismo puro e innovativo animato dalle pulsazioni che mi dà l’anima creando qualcosa di personale e non ripetibile”.

Si può vivere, secondo lei, di sola arte?

“Chi crede di vivere esclusivamente di arte è un pazzo, perché stiamo attraversando una crisi da dopo guerra. La gente che crede nell’arte è sempre meno e i soldi sono quasi finiti. All’estero la situazione è leggermente diversa. A Malta, ad esempio, si spende molto nella cultura e nel turismo cosa impensabile qui in Italia. Consiglio a tutti i ragazzi di combattere per i propri desideri, di non fermarsi al primo ostacolo senza però perdere di vista la realtà”.

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