#VENDESICILIA: la denuncia dell’abbandono immobiliare tramite i social network


#vendesicilia

#VENDESICILIA, Nadia Arancio e Fabio D’Alessandro spiegano a Sicilia e Donna com’è nata e come si sta sviluppando l’idea della nuova comunità facebookiana che denuncia l’abbandono immobiliare della nostra isola tramite gli scatti fotografici di chiunque voglia partecipare.

A chi è venuta l’idea e quando?
“Diciamo che l’idea nasce contemporaneamente a Catania e a Niscemi ed emerge dal fascino provato da due attivisti creativi per 12806021_1012832632123616_633884563672874026_ngli immobili in stato di abbandono. Passeggiando per Catania non ho potuto non accorgermi di come aumentasse negli anni il numero di immobili in vendita – racconta Nadia- Nelle ultime settimane ho usato il cellulare per scattare foto di questi immobili, una volta raggiunto un numero di foto le ho condivise su facebook per capire se il progetto funzionava. A quel punto mi contatta Fabio per dirmi che anche lui stava sviluppando un progetto simile. Quindi abbiamo deciso di unire le forze e trasformare i due progetti separati su Catania e Niscemi nei primi contributi per un progetto più ampio che abbracciasse tutta la Sicilia”.
“In effetti è un progetto nato da un’esigenza narrativa legata a dinamiche reali – aggiunge Fabio- Da tempo avevo cominciato a fotografare appartamenti in vendita ma non avevo ancora idea di quale forma dare al materiale. Poi ho visto il post di Nadia ed ho avuto la conferma che la drammatica situazione delle case in vendita è particolarmente diffusa in questo periodo. La casa di proprietà è sempre stata l’aspirazione massima per ogni famiglia. Questo ci ha portato a un boom edilizio probabilmente esagerato. Oggi, con i venti di crisi e probabilmente con un cambio di mentalità dovuto alla forzata precarizzazione, stiamo assistendo ad un reflusso del mercato immobiliare e un progressivo impoverimento delle famiglie. Questo ha portato inevitabilmente all’accrescimento della domanda nel mercato. Molte delle case in vendita sono in cattivo stato e questo, già visivamente, ci racconta la storia di chi l’ha abitato. Ma non è raro trovare anche appartamenti lussuosi in vendita: segnale inequivocabile di uno scivolamento della borghesia ai limiti della soglia di povertà”.

L’iniziativa parte e sviluppa nei social network, perché?
“Abbiamo deciso che, per essere veramente efficace, la documentazione doveva necessariamente avvenire in modo social e dal basso. Per questo abbiamo sfruttato la potenza dei social network creando un meccanismo che permetta a ciascuno di inserire le proprie immagini nel sito. Basterà pubblicare la foto su Instagram con l’hashtag #vendesicilia per vederla comparire nel sito vendesicila.altervista.org. Sarà inoltre possibile inviare la documentazione alla mail vendesiciliaproject@gmail.com oppure postarla sulla pagina Facebook del progetto.
Grazie ai social network due progetti paralleli si sono incontrati. Crediamo che grazie ai social network sarà possibile espandere la documentazione ad ogni città siciliana, così da avere un quadro completo della situazione”.

Quali sono gli obiettivi del progetto?
“Rendere evidente il numero di immobili in vendita in Sicilia è un modo per denunciare tantissime cose: in primis l’abbandono del territorio, ma anche l’impossibilità dei proprietari a prendersi cura dei propri immobili. #Vendesicilia chiama ovviamente in causa la tematica del diritto alla casa. Ogni casa racconta una storia, spesso drammatica: la migrazione, le difficoltà economiche, la morte di un congiunto. Dietro ogni scatto c’è il racconto di una vicenda familiare legata ai nostri tempi”.

Quanti stanno rispondendo alla vostra iniziativa?
“La promozione del progetto è partita l’altro ieri e ancora non abbiamo ricevuto nessuna immagine, solo un buon seguito e dimostrazioni di apprezzamento del concept. Ci auguriamo quindi adesioni da tutta la Sicilia. Crediamo che il progetto possa rendere evidente il preoccupante numero di immobili in stato di abbandono che caratterizza il nostro territorio, ma questo dipenderà soprattutto dalla partecipazione di altri fotografi, e non, che hanno a cuore la tematica”.

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