furono scavate dai cosiddetti “pirriaturi”, o tagliapietre e che oggi sono destinate ad un uso diverso.
A Favignana l’evento “Petri Petri: Stories of Stone”
realizzate più di vent’anni fa, delle vere e proprie fonti storiche ripescate dagli archivi e rese forti ed evocative dall’idea artistica. Infatti, le interviste sono proiettate su quattro monitor e accompagnate da una traccia sonora, realizzata da Alessandro Librio.
All’interno si trova un orologio a pendolo, simbolo del tempo e del suo passaggio, una sorta metronomo del luogo. Microfoni a contatto amplificano il suono degli ingranaggi su 10 altoparlanti: questo diventa emblema del travaglio e della mortalità, interagendo con la vita del
giardino. Il ritmo del pendolo si fonde con il tempo dei tagliapietre.
Favignana e l’arte del tufo
utilizzata per la costruzione delle tipiche case dell’isola, ma che era venduta anche fuori dal suo territorio.
quella dei pescatori di tonno, e anche questa merita di essere conosciuta.
Pirrere, e cave di calcarenite
Questa storia ci è stata raccontata in modo originale dall’arte contemporanea. “L’installazione- dichiara Rosario Riginella, filmaker e artista
internazionale- è il risultato di un’indagine documentaria e antropologica relativa al mondo dei cavatori che ho condotto insieme a MassimoMantia nei primi anni del 2000 sull’isola di Favignana.
pregiato, sul quale questi uomini silenziosi hanno lavorato per lungo tempo, è diventato il materiale per la nostra ricerca, un mestiere che con la sua fatica ha modellato case, giardini, strade e l’intero paesaggio dell’isola.
delle pietre, si trova oggi la forma e la sostanza di Favignana. Qui, dove il turismo corre, sulle biciclette o sulle Mehari, è possibile rallentare e riscoprire l’importanza della semplicità”.
Petri petri è la testimonianza dell’attività di Favignana

portato da generazioni nella sua famiglia.

Infatti, racconta che a soli 6 anni, dopo la scuola, si recava già in cava per aiutare il padre. Il suo lavoro da tagliapietra inizia a 16 anni, periodo in cui usa la “mannara”, un piccone molto pesante, per tagliare i blocchi di pietra. Le sue giornate trascorrevano in cava, lavorando duramente con movimenti ritmati sotto il sole cocente.
All’età di circa 21 anni diventa datore di lavoro, infatti introduce gli operai, apre depositi a Trapani e Palermo e organizza i trasporti della pietra sugli “schifazzi”, ovvero barche a vela. Così il suo ruolo cambia e da operaio, diventa “principala”. Era un uomo fiero e determinato, gestiva gli operai e lavora nel settore fino al 1973. Poi, cerca di tramandare al figlio il mestiere, ma questo si rifiuta di continuare, poiché il lavoro era molto duro. Quando l’attività estrattiva terminò, “Santune” trasformò le cave in giardini, piantando noci e pesche.
Favignana e l’arte antica della pietra.
L’installazione, creata dagli artisti con grande impegno, passione e sensibilità, ci fa conoscere in modo suggestivo la vita di quei lavoratori e ci racconta altre storie di donne e di uomini che hanno lavorato duramente durante la loro esistenza sull’isola.





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