A Favignana le cave e le colonne di tufo diventano opere d’arte


favignana
L’isola di Favignana è una delle più belle mete estive. I turisti sono attratti dal mare cristallino e turchese, dalle caratteristiche spiagge di sabbia e dalle scogliere rocciose.
Non tutti però conoscono il motivo di quelle forme particolari della costa, che rendono luoghi come Cala Rossa o Cala del Bue Marino, simili a delle cattedrali sul mare.
Le cave e le colonne di tufo non sono solo opera della natura, ma soprattutto opera dell’uomo. Infatti, si tratta di ex cave che anticamente
furono scavate dai cosiddetti “pirriaturi”, o tagliapietre e che oggi sono destinate ad un uso diverso.

A Favignana l’evento “Petri Petri: Stories of Stone”

Grazie all’evento di arte contemporanea “Petri Petri: Stories of Stone”, un’istallazione audiovisiva site specific di 12 ore firmata dagli artisti Francesco Murana, Rosario Riginella e Alessandro Librio, abbiamo conosciuto tradizioni e storie antiche dell’isola.
L’opera documenta il lavoro dei tagliapietre e dei proprietari delle cave (principala), attraverso delle testimonianze inedite,
realizzate più di vent’anni fa, delle vere e proprie fonti storiche ripescate dagli archivi e rese forti ed evocative dall’idea artistica. Infatti, le interviste sono proiettate su quattro monitor e accompagnate da una traccia sonora, realizzata da Alessandro Librio.
L’opera diventa così testimonianza del duro lavoro e della sopravvivenza. L’installazione è ospitata all’interno del suggestivo Giardino dell’impossibile, un hortus conclusus ricavato all’interno di un’ex cava.
All’interno si trova un orologio a pendolo, simbolo del tempo e del suo passaggio, una sorta metronomo del luogo. Microfoni a contatto amplificano il suono degli ingranaggi su 10 altoparlanti: questo diventa emblema del travaglio e della mortalità, interagendo con la vita del
giardino.  Il ritmo del pendolo si fonde con il tempo dei tagliapietre.

Favignana e l’arte del tufo

Per secoli a Favignana è stata estratta la calcarenite, chiamata anche tufo, una pietra compatta di colore chiaro, che era
utilizzata per la costruzione delle tipiche case dell’isola, ma che era venduta anche fuori dal suo territorio.
L’attività estrattiva ha lasciato ovunque profondi segni e le cave abbandonate oggi sono state trasformate dagli abitanti in giardini ricchi di piante o alberi da frutto, oppure sono diventate discese a mare con forme stravaganti. Esiste quindi sull’isola una storia meno nota rispetto a
quella dei pescatori di tonno, e anche questa merita di essere conosciuta.

Pirrere, e cave di calcarenite

La storia delle pirrere, delle cave di calcarenite, della polvere, dei cavatori e dei pricipala.
Questa storia ci è stata raccontata in modo originale dall’arte contemporanea. “L’installazione- dichiara Rosario Riginella, filmaker e artista internazionale- è il risultato di un’indagine documentaria e antropologica relativa al mondo dei cavatori che ho condotto insieme a Massimo
Mantia nei primi anni del 2000 sull’isola di Favignana.
L’idea era quella di riportare la memoria degli ultimi testimoni di questo antico mestiere, i “principala” ed i “pirriaturi”. Il materiale
pregiato, sul quale questi uomini silenziosi hanno lavorato per lungo tempo, è diventato il materiale per la nostra ricerca, un mestiere che con la sua fatica ha modellato case, giardini, strade e l’intero paesaggio dell’isola.
“I segni incisi a mano- ci spiega Alessandro Librio, artista visivo e sonoro con base a Parigi-sono frutto del duro lavoro dei pirriaturi sulle pareti di tufo e mi hanno evocato un ritmo — la cadenza del loro lavoro. Da qui l’idea di un orologio a pendolo, il cui suono viene sezionato e amplificato su dieci speaker, creando una poliritmia insieme ai suoni originali dell’estrazione del tufo”.
E ancora, Francesco Murana, attore, fotografo, montatore e regista e fondatore della società di produzione multimediale Melqart:
“Ho cercato di sviluppare una forma narrativa diretta, essenziale, per trasferire, attraverso le testimonianze raccolte, la cultura del lavoro nella sua storicità e nella sua estetica primordiale.
La relazione tra gli uomini e l’isola in cui sono cresciuti, diventa un modello di sopravvivenza, e nel rispetto e nella conoscenza
delle pietre, si trova oggi la forma e la sostanza di Favignana. Qui, dove il turismo corre, sulle biciclette o sulle Mehari, è possibile rallentare e riscoprire l’importanza della semplicità”.

Petri petri è la testimonianza dell’attività di Favignana

Petri Petri, curata da Nicholas O’Neil, è una testimonianza del lavoro svolto nella comunità di Favignana, un dialogo tra lavoratore e proprietario terriero, che celebra e riconosce la fatica e la memoria, seguendo una narrazione documentaristica e poetica allo stesso tempo. Ci sembra interessante, a tal proposito, riportare la storia di Diego Ponzio, uno dei pricipala, conosciuto come “Santune”, un soprannome

Foto Archivio famiglia Gandolfo

portato da generazioni nella sua famiglia.

Il documentario ci mostra un uomo anziano, stempiato, che cammina faticosamente poggiandosi ad un bastone, vestito dignitosamente e soprattutto fiero e consapevole del suo lavoro che, seppur faticoso, è narrato come elemento indispensabile per la sua sopravvivenza sull’isola.
Foto Alessandra Carosi

Infatti, racconta che a soli 6 anni, dopo la scuola, si recava già in cava per aiutare il padre. Il suo lavoro da tagliapietra inizia a 16 anni, periodo in cui usa la “mannara”, un piccone molto pesante, per tagliare i blocchi di pietra. Le sue giornate trascorrevano in cava, lavorando duramente con movimenti ritmati sotto il sole cocente.
All’età di circa 21 anni diventa datore di lavoro, infatti introduce gli operai, apre depositi a Trapani e Palermo e organizza i trasporti della pietra sugli “schifazzi”, ovvero barche a vela. Così il suo ruolo cambia e da operaio, diventa “principala”. Era un uomo fiero e determinato, gestiva gli operai e lavora nel settore fino al 1973. Poi, cerca di tramandare al figlio il mestiere, ma questo si rifiuta di continuare, poiché il lavoro era molto duro. Quando l’attività estrattiva terminò, “Santune” trasformò le cave in giardini, piantando noci e pesche.

Favignana e l’arte antica della pietra.

La pietra di Favignana, così forte e resistente, contribuisce a conferire unicità all’isola.
L’installazione, creata dagli artisti con grande impegno, passione e sensibilità, ci fa conoscere in modo suggestivo la vita di quei lavoratori e ci racconta altre storie di donne e di uomini che hanno lavorato duramente durante la loro esistenza sull’isola.
Petri Petri: Stories of Stone si svolge tutti i giorni dalle 10:00 alle 22:00, e sarà possibile visitarla fino al 26 ottobre 2025 al Giardino dell’Impossibile, presso l’isola di Favignana.
Articolo Precedente Garden in Movies 2025: a Radicepura il cinema tra i giardini
Articolo Successivo Wines on Sunset: estate di eventi a Cantina Gambino

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *