Alga aliena mette a rischio i mari siciliani


Presentata presso la sede di ARPA Sicilia la campagna di comunicazione sulle specie aliene in Mediterraneo collegata al monitoraggio della diffusione dell’alga invasiva Caulerpa, un fenomeno già conosciuto in Mediterraneo da diversi anni, che secondo gli esperti però potrebbe tornare a causare problemi sia alla pesca che all’economia turistica in generale. Le attività di indagine tecnico-scientifica sono state coordinate da A.R.P.A. Sicilia, Struttura di Ragusa, diretta dalla dottoressa Maria Lucia Antoci, e dalla ricerca affidata al C.N.R. (Istituto per l’Ambiente Marino Costiero) e all’I.S.P.R.A. dipartimento Pesca coordinato dal biologo marino Franco Andaloro.

“Il Dipartimento Regionale della Pesca Mediterranea nel 2009 ha stipulato una convenzione con l’ARPA che ha consentito, utilizzando fondi europei in questi tre anni, la realizzazione di un’indagine sui fenomeni di diffusione lungo alcuni tratti delle coste siciliane del canale di Sicilia, di due alghe così dette “aliene” la Caulerpa racemosa e la Caulerpa taxifolia – ha spiegato il direttore dell’ Arpa. Un alga che va tenuta sotto osservazione perchè diretta antagonista della Posidonia, fonte di ossigeno e di nutrimento”.

I risultati delle indagini condotte su ben 70 siti costieri e marini, saranno comunicati nel corso di due convegni scientifici, il primo a giugno e quello conclusivo a novembre. Saranno questi, insieme a seminari rivolti ai pescatori ed al popolo del mare nelle  marinerie siciliane di Scoglitti, Sciacca,Mazara e Termini Imerese,  i momenti di divulgazione all’interno di una più ampia campagna di comunicazione il cui slogan recita “ Lasciamo che il mare rimanga una favola blu”. L’ assessore Sgarlata ha sottolineato l’importanza del metodo e del coinvolgimento complessivo dell’amministrazione siciliana attorno al fenomeno dell’ alga aliena, come approccio futuro per la ricerca e la salvaguardia dell’ ambiente mare; Dario Cartabellotta ha spiegato che l’obiettivo di questo sforzo congiunto è quello di valutare gli effetti della presenza di queste alghe aliene, che causano già da anni problemi ai pescatori che le raccolgono nelle reti, studiando le eventuali alterazioni dell’ecosistema marino mediterraneo nel suo complesso, ed intervenendo con politiche mirate sugli eventuali impatti negativi che possono influire sulle attività economiche legate al mare e, soprattutto, sulla pesca. Franco Andaloro ha spiegato che il fenomeno  delle specie aliene non va sottovalutato, infatti sono almeno un migliaio quelle già note e presenti in Mediterraneo entrate da Suez o da Gibilterra, di cui 450 sono pesci. La risposta intanto, hanno concordato gli esperti, risiede in un mare più protetto, pulito e monitorato, ed è chiaro il messaggio verso i cittadini e coloro che vivono sul mare che devono fare la loro parte rispettando precise regole di comportamento. A questo scopo, la campagna di comunicazione sui media regionali che partirà tra qualche giorno,  prevede la diffusione di un decalogo con le buone pratiche,  le 10 regole per rispettare e  dunque proteggere il nostro  mare.

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