L’approvazione della legge sul caporalato va a riempire le lacune di una legislazione che, su questo tema, è rimasta inalterata dagli anni 60. Dal 18 ottobre 2016 entrano in vigore nuovi provvedimenti che vanno a cambiare l’articolo 603-bis del codice penale per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in nero, spesso immigrati ma anche italiani, grazie a misure punitive più severe contro i caporali e contro chi fa di questa violazione dei diritti e della dignità umana motivo di lucro.
Parlare di tratta degli schiavi è sbagliato, forse solo perché anacronistico, ma i dati Istat e le altre indagini presentano un quadro d’insieme sul fenomeno non troppo dissimile da quella che nel nostro immaginario è la condizione servile.
Sono circa 400.000 mila in Italia i lavoratori, impiegati soprattutto nel settore agricolo, che sono costretti a lavorare dalle 8 alle 12 ore al giorno, venendo retribuiti meno del 50% dei lavoratori con contratto a norma e dovendo rinunciare a vantaggi e diritti come le malattie pagate.
Legge sul caporalato, cosa prevede
La nuova legge esige pene più severe per i caporali, come la reclusione da 1 o 6 anni, 8 nel caso nell’accusa ci sia l’aggravante di violenza, e una multa che va da 500 a 1.000 euro per ogni lavoratore reclutato, ma anche il dovere di punire con lo stesso rigore i lavoratori che, consapevolmente o meno, assumono mano d’opera a basso costo con la reclusione o la confisca dei beni.
Tra l’altro lo stato si impegna operosamente ad inaugurare una fitta rete di controlli per risolvere in definitiva il problema e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori che svolgono attività agricola.
Caldeggiata vivamente dai ministri Maurizio Martina e Andrea Orlando, approvata con ben 346 voti dalla camera dei, nessun voto contrario e solo 25 astenuti tra le file di Forza Italia e della Lega, la legge sul caporalato è accolta da tutti, o quasi, come una vittoria, come una legge di civiltà, citando il tweet dello stesso Martina.
Il deputato nazionale del partito democratico, Giuseppe Berretta, relatore della legge, afferma: “L’approvazione della legge sul caporalato è un’importante vittoria e dimostra la volontà di questo governo di punire seriamente chi sfrutta i lavoratori e viola la dignità delle persone.”
Luisa Albanella, parlamentare nazionale del PD, la definisce “un piccolo passo per un paese migliore e più giusto”.
Una voce che stona dal coro degli entusiasti è quella del presidente della Confagricoltura di Palermo, Ettore Pottino, secondo cui porre sullo stesso piano il reato commesso dal caporale e quello del datore di lavoro è ingiusto e tende a danneggiare l’economia agricola già provata dalla crisi.
Di Federica Giunta
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