Bray & Chef: stop burocrazia e cucina della nonna


La cucina italiana è parte costituente della cultura del Paese. Quello che molti sostengono da tempo, ora viene ribadito in via ufficiale: “la cucina è una parte della cultura italiana ed é giusto parlare di botteghe rinascimentali in questo settore. Ora dobbiamo rimuovere tutte quelle barriere burocratiche che impediscono ai moltissimi artigiani-artisti che sono gli chef, di lavorare e di mostrare le loro capacità. Portiamo piuttosto le opere d’arte dai musei nei ristoranti e uniamo le eccellenze”. Così il Ministro per i Beni Culturali e Turismo Massimo Bray, che ieri a Eataly, a Roma, alla “corte” di Oscar Farinetti, ha incontrato (ed è già una notizia) i più importanti chef d’Italia, da Bottura a Beck, da Scabin a Esposito, da Cedroni a Bowerman, da Sadler a Perbellini, da Alajmo a Cuttaia. Che hanno approfittato per fare proposte concrete, al Ministro e non solo, per la valorizzazione reale del patrimonio culinario italiano.

 

Partendo da una provocazione, ovvero il “basta” alla cucina della nonna, o meglio, delle nonne. Perché la varietà che tante ricette rappresentano è un indiscusso valore, ma rischia di sfociare nel caos. E quindi l’idea degli chef è quella di codificare le tipicità regionali, con un Premio istituzionale, come avviene in Francia col “Bocuse d’Or”. Ma sul piatto, è il caso di dirlo, c’è anche l’annoso tema della semplificazione burocratica. Battaglia che vede in prima linea schierato il Ministro Bray. “La prima grande riforma necessaria é quella della pubblica amministrazione perché il nostro Stato ha fatto di tutto per perdere il controllo e per ostacolare i processi, anziché facilitare le soluzioni”. Un tema sottolineato a gran voce dagli chef: “nel mio ristorante di Londra un dipendente, per la stessa mansione, mi costa il 30% in meno che in Italia”, spiega Beck. E anche per gli stagisti, in Francia e Spagna c’è una sorta di deregulation, sostengono, mentre in Italia c’è un tetto che impedisce l’esperienza a stranieri e a non iscritti a scuole. Istituti alberghieri, soprattutto, che andrebbero riformarti valorizzando di più anche le figure del personale di sala, che si fatica a trovare, dicono gli chef. Anche perché in tv l’istrione è sempre il cuoco, e mai il cameriere …

(da www.winenews.it)

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