Immigrazione. Europarlamentari a confronto


A pochi giorni dalla chiusura dell’operazione Mare Nostrum, l’ufficio d’informazione italiano del Parlamento europeo si interroga sui temi della gestione dell’emergenza, del soccorso e della prima accoglienza dei migranti; del ruolo degli Stati; delle soluzioni politiche a livello nazionale ed europeo. Problematiche discusse ed esposte dai rappresentanti di associazioni operanti nel settore dell’immigrazione, attori politici e istituzionali durante il convegno dal titolo Accoglienza e condivisione: dall’emergenza all’integrazione tenutosi ieri a Catania al Monastero dei Benedettini.

L’onere di dare il via al dibattito sull’immigrazione, suddiviso in tre panel moderati da tre giornalisti (Andrea Lodato, Stefano Polli, Dario Carella), e di introdurre l’argomento della gestione dell’accoglienza dei migranti spetta al giornalista Francesco Viviano che, ripercorrendo i venticinque Francesco Viviano: “Triton è un passo indietro rispetto a Mare Nostrum”anni di lavoro da cronista sul campo, non si mostra titubante nell’esprimere il proprio disappunto per l’interruzione dell’operazione Mare Nostrum, sostituita da Triton, a suo avviso “un passo indietro rispetto a Mare Nostrum in quanto risponderà solo parzialmente alle reali e attuali esigenze riguardanti la salvaguardia di vite umane”.
E’ infatti notizia recente la chiusura di Mare Nostrum, un’operazione della Marina Militare Italiana avviata il 18 ottobre 2013, dopo l’incremento del fenomeno migratorio registrato dalla seconda metà dell’anno e dei tragici naufragi del 3 e 11 ottobre 2013 verificati a largo di Lampedusa. Al suo posto subentra, a partire dal 1 novembre, Triton, missione, al quale aderiscono 29 stati, affidata all’agenzia Frontex (l’agenzia europea per il controllo dei confini) ma coordinata dall’Italia, finanziata dall’UE con un dispendio minore di risorse rispetto all’operazione Mare Nostrum: 2,9 milioni di euro al mese, circa 2/3 in meno dei fondi destinati a Mare Nostrum, che ammontavano a 9,5 milioni. Questa non si occuperà in termini specifici di soccorso, che tuttavia fornirà obbligatoriamente in determinati casi, ma di pattugliare le frontiere fino a 30 miglia dalle coste italiane. “Le agenzie dell’UE – spiega Izabella Cooper, portavoce Frontex – non possono sostituire gli stati membri nella responsabilità di controllare le loro frontiere, ma solo offrire supporto, promuovendo così operazioni congiunte”.
Salvo Pogliese: “E’ evidente il fallimento dell’operazione Mare Nostrum” In attesa dei risultati della novella operazione, i parlamentari hanno tentato di fare un quadro generale della missione italiana. Inevitabile, dunque, la presenza di opinioni divergenti. E’ soprattutto una la voce fuori dal coro, quella di Salvo Pogliese. “Purtroppo – afferma il parlamentare di Forza Italia – è evidente il fallimento dell’operazione Mare Nostrum che nata per nobili intenti, alla fine è divenuta fattore moltiplicatore degli sbarchi. C’è poi l’aspetto delle quote di migranti da ospitare nei vari paesi europei”. Pogliese propone una soluzione che si rifà a un principio di tipo solidaristico tra gli stati che miri a rivedere Dublino 3. “L’Europa deve oggi farsi carico della modifica degli articoli della Convenzione Dublino 3 sul diritto di asilo, convenzione ormai anacronistica e superata dai fatti – spiega il parlamentare – Oggi le incombenze non solo burocratiche ma anche di assistenza sono a carico dello stato presso il quale l’immigrato irregolare chiede l’asilo. Bisogna, invece, fare in modo di ripartire tra le nazioni queste incombenze, anche in base all’intendimento del richiedente, ad esempio l’Italia è spesso intesa come porta del continente ma non come destinazione”.
“In un momento in cui le persone cercano in modo sempre più disperato di fuggire dalle guerre che affliggono Libia, Siria e Iraq, non basta solo salvarli gli immigrati ma garantire loro accoglienza e integrazione – sostiene il deputato Pd Michela Giuffrida, in linea con il pensiero di Pogliese – Dato il fallimento dell’operazione Mare Nostrum, l’Italia ha una sfida e una responsabilità in più: creare una task force umanitaria capace di salvare vite umane, accogliere e favorire la piena integrazione di chi vuole restare nel nostro paese e fungere da corridoio umanitario per tutte quelle persone che non vogliono restare da noi ma vogliono raggiungere altri paesi. Dobbiamo consentire il loro transito in Europa. Ma non dobbiamo farcene carico da soli, né come siciliani né come italiani. E’ un problema europeo e come tale va affrontato”. Michela Giuffrida: “Non basta salvare gli immigrati, bisogna garantire loro accoglienza e integrazione”
Le ipotesi dei deputati Giuffrida e Pogliese raccoglie il consenso del parlamentare Ncd, Giovanni La Via che tuttavia dice a chiare lettere che l’unico modo per porre fine alle tragedie del mare è “lavorare nei paesi di provenienza dei migranti attraverso accordi bilaterali, creando centri di accoglienza in loco in grado di conferire lo status di rifugiato e per assicurare il trasferimento di chi ha diritto, secondo le norme internazionali, Giovanni La Via: “Per porre fine alle tragedie dei migranti bisogna lavorare nei paesi di provenienza”all’accoglienza con mezzi sicuri: un traghetto o un ponte aereo, mai più gommoni”. Una proposta, quella dell’onorevole La Via, al momento di difficile realizzazione come ha ricordato l’onorevole Giuffrida che vede nelle ambasciate gli unici strumenti per concedere diritto d’asilo nei paesi d’origine e che ribadisce la necessità di nuove leggi sull’immigrazione e di strumenti d’inserimento sociale. “C’è poi il problema dei tempi di richiesta d’asilo sempre più lunghi – ci ricorda il deputato – Chi arriva qui non può attendere sei mesi per vedersi riconosciuto il diritto di asilo”.
Ma oltre alle proposte politiche c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione: il pensiero dei cittadini italiani. Si tratta di un fattore evidenziato e presentato da Nicola Piepoli durante il convegno. Sarebbero soprattutto i timori legati alla perdita del lavoro e delle tradizioni a impensierire gli italiani. Tuttavia, dalle ricerche effettuate dall’istituto Piepoli emerge che vi sono anche opinioni positive sul fenomeno migratorio. Tra queste viene rilevato l’arricchimento culturale che deriverebbe da una società sempre più multirazziale, fonte anche di accrescimento soprattutto per le giovani generazioni.

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