La rete No Ponte di Messina appoggia i No Tav


“Gli arresti e le perquisizioni di ieri, in seguito ai fatti del 3 luglio in Val di Susa, rappresentano l’ennesima svolta autoritaria e il tentativo di punire, dividere e criminalizzare il popolo resistente no tav”. Così la Rete No Ponte di Messina si schiera dalla parte del movimento val susino di cui si sente complice nelle ragioni di lotta.

 

La comunità dello Stretto è nata infatti per combattere l’idea del ponte e per esprimere la volontà di chi desidera che si realizzi innanzitutto la messa in sicurezza del territorio. Allo stesso modo, i Piemontesi protestano contro un governo che continua a ritenere indispensabile la creazione della linea ferroviaria Torino – Lione. Ma, in questo momento, la legge deve fare il suo corso. L’inchiesta, condotta dalla Questura del capoluogo piemontese sugli scontri della scorsa estate al cantiere di Chiomonte (Torino), ha portato, ieri mattina, all’arresto di una quarantina di persone a carico di esponenti No Tav in diverse province, da Trento a Palermo. “Tra questi solo 3 sono della Val di Susa – ha dichiarato il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli. Sbaglia chi pensa che sia un’operazione contro la Val di Susa, contro il Movimento e contro il dissenso mantenuto entro la legittimità della legge”. Tra gli indagati c’è anche un consigliere comunale della Val di Susa ed un ex brigatista. Ad emettere le ordinanze di custodia cautelare, è stato il gip  di Torino, Federica Bompieri, su richiesta del Procuratore aggiunto Andrea Beconi.

E’ certo che l’operazione eseguita dalla Digos di Torino ha scatenato numerose manifestazioni che si sono protratte fino alla sera: al centro di Torino, a Roma presso le FS, a Milano sotto il carcere di San Vittore e a Cagliari davanti al Palazzo di giustizia. 

“La stretta repressiva del governo – ribadisce la Rete no ponte – come unico momento di (non) confronto con chi ogni giorno lotta per una società lontana dalle dinamiche mafiose, speculative e clientelari – non sorprende ormai nessuno. Il movimento val susino, composto da soggettività molteplici, ha come obiettivo unitario la costruzione di un futuro migliore e si batte contro l’opprimente dittatura delle banche, guardando alla connessione delle lotte come unica via per uscirne””.

 

Il movimento messinese ha partecipato, in passato, a diverse proteste di carattere nazionale ed internazionale. Ricordiamo quella più recente dello scorso 18 dicembre in cui sono scese in campo migliaia di residenti contro il razzismo, a difesa del diritto di poter scegliere dove e come vivere a prescindere dalla nazionalità, a difesa del territorio e dei beni comuni. Quella data coincideva con la Giornata mondiale dei migranti. “Se da un lato si deve manifestare il diritto alla cittadinanza universale – ha sempre spiegato la rete – dall’altro ci si deve opporre allo sperpero di denaro pubblico e alla devastazione dell’ambiente che caratterizzano la più inutile delle infrastrutture”. Quest’ultimo concetto è anche il fulcro della mobilitazione degli attivisti No Tav. Impedire la costruzione di un’opera “megalattica” per destinare le risorse economiche verso altre infrastrutture più necessarie.       

 

“La rete no ponte – conclude – esprime, quindi, vicinanza a tutti i compagni che in questi giorni subiscono l’ingiustizia e l’arroganza del potere”.

 

Non si vogliono discutere gli sviluppi di un’inchiesta. Ci sono comunque gravi reati contestati quali lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale per gli incidenti al cantiere della Tav. Qui si contano oltre 200 uomini feriti tra le forze dell’ordine e decine di manifestanti. Ma l’esasperazione di una popolazione che difende le sorti del proprio territorio può spingere ad atti estremi.

 

 

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