Orrore in Francia, il racconto dei siciliani a Parigi


“Ciao a tutti, sono sano e salvo e sto bene, è stata una delle serate più assurde e incredibili della mia vita. Non la dimenticherò mai, probabilmente”. È solo uno dei tanti racconti di chi ha visto l’orrore in faccia. Il giornalista Francesco Ricca, uno dei siciliani che ieri sera si trovava a Parigi, una città messa in ginocchio dai terroristi, rassicura con un post sui social network parenti e amici. “Sono scappato, mi sono rifugiato nell’atrio di un palazzo per diverse ore. – racconta – Intorno alle 21:30 mi trovavo in un locale dell’11esimo arrondissement di Parigi, a circa 200 metri di distanza dal “Bataclan”, il locale in cui si è scatenata la follia omicida dei terroristi, centro nevralgico degli attentati. Tutto è accaduto in pochissimo tempo, non me ne sono nemmeno reso conto. Poi solo follia, frenesia, polizia, ambulanze (mai viste così tante tutte insieme), vigili del fuoco… morti (circa 130 al momento). Ho vissuto in prima persona il peggior attacco terroristico di sempre lanciato all’Europa”. E prosegue: “Ho visto coi miei occhi morti riversi in terra coperti da teli, forze dell’ordine che fronteggiavano il panico generale, un ragazzino in fin di vita trasportato disperatamente in ambulanza. Non potevo non rendermi conto in prima persona di quanto fosse successo. Probabilmente da incosciente, ho ripreso scene di “guerra”: è uscito fuori, più forte, l’animo del cronista”.
E conclude: “13 novembre 2015, Parigi: 7 attentati terroristici. Io c’ero. Penso a tutti questi morti… mi è andata bene!”.
A Parigi c’era anche il fotografo Maurizio Martena Malfa, in Francia per seguire la kermesse internazionale Paris Photo. E con lui tanti allievi dell’Accademia di Belle Arti di Catania. “Eravamo in zona – racconta – Abbiamo avuto tanta paura. Ci siamo sentiti telefonicamente con tutti gli altri siciliani per capire se tutti stessero bene. Vedevamo ambulanze e macchine della polizia che andavano e venivano freneticamente”.
Antonio Liotta sarebbe dovuto essere nella zona degli attentati con la famiglia. “Sono a Parigi perché mia nuora è vicinissima al parto. Aspettiamo la prima nipotina. Una nuova vita nei giorni della follia terroristica. Mio figlio Salvator-John , ricercatore universitario, architetto vive da tre anni qui in Francia. Ho approfittato di questo mio viaggio per aver anche contatti con autori che mi interessa pubblicare con la mia casa editrice Medinova. Ieri sera, fortunatamente, dopo aver valutato la possibilità di cenare fuori, abbiamo deciso di stare a casa. Ci saremmo trovati nella zona della sparatoria. Non ho potuto vedere, ma sentire tanti amici italiani e non solo che vivono qua: tutti terrorizzati e carichi di rabbia; tutti consapevoli che questa follia non ha niente da dividere con la religione ma crea terrore in forma fondamentalistica. Qui, anche stamattina, mi dicono: la Francia vincerà, l’Europa vincerà. Qui sono andati i principi della Carta Universale dei Diritti. Non riesco a dirti altro. Oggi, con la chiusura di uffici, scuole, musei, ecc.. Parigi è una città, purtroppo, paralizzata”.

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