“Mediazione e mediazioni”. Quando finisce un matrimonio


La “mediazione” al centro degli interventi dei prestigiosi relatori del convegno organizzato nei giorni scorsi dall’Ami, Associazione Avvocati Matrimonialisti – distretto di Messina, nel Castello di Milazzo.

“Sulla figura del mediatore familiare vi sono ancora forti dubbi  –  ha evidenziato  Francesco Genovese, presidente della sezione Ami-Messina – a differenza di quella del mediatore civile, regolata da specifico provvedimento legislativo. L’Ami è stata chiamata ad esprimersi in Commissione Giustizia al Senato, esponendo la propria posizione ed evidenziando la necessità dell’ obbligatorietà del passaggio di mediazione. Inoltre – ha continuato il presidente – è stata avanzata la proposta di allegare alla domanda di separazione dei coniugi un “piano di vita comune”, con cui i coniugi indichino la loro visione di vita”. I due coordinatori del convegno, avvocati Corrado Rosina e Francesca Panarello, hanno evidenziato come il dibattuto argomento della mediazione debba inserirsi in un confronto forte tra tutti i componenti dell’avvocatura e come attraverso di essa i cittadini  si possano riappropriare della possibilità di decidere, assumendo delle responsabilità importanti.

 

“Vi è differenza tra mediazione, che avviene quando le parti tentano di mettersi d’accordo – ha ribadito Maria Pia Ricciardi, esperta di conciliazione – e la conciliazione che costituisce il momento successivo, quando le parti raggiungono l’accordo. Per questo si parla di media-conciliazione”. Mentre Alessandra Cagnazzo, esperta di diritto familiare, ha illustrato come L’Italia, rispetto al resto dell’Europa e degli Stati Uniti, è stato uno degli ultimi stati che ha promosso una politica di mediazione familiare, tanto che solo a Lamezia Terme esiste un “ufficio di mediazione”.

Importante anche il contenuto degli “accordi di mediazione”, di cui ha parlato il magistrato Fabio Processo, spiegando come questi accordi possono anche avere un contenuto atipico, come ad esempio il diritto di visita dei genitori ai figli, oppure in alcuni casi possono prevedere che il coniuge più debole non abbia un mantenimento che gli permetta un tenore di vita uguale a quello avuto in costanza di matrimonio.

Francesco Ruvolo  si è inoltre soffermato sul ruolo dell’avvocato nell’ambito della mediazione familiare e civile, un ruolo che deve aiutare a comprendere il rischio giuridico che l’assistito si trova davanti, mentre la pedagogista Simona Greco ha messo in risalto  come la separazione porti ad una divisione coniugale ma non ad una divisione genitoriale, per cui i coniugi devono collaborare sempre affinché il conflitto tra loro non influisca negativamente sul benessere dei figli. “La mediazione penale – ha invece sottolineato la psicologa  e psicoterapeuta Concetta Mezzatesta – si può unire alla mediazione psicologica conciliativa, che si avvale di tecniche psicologiche ed è strumento di risoluzione del conflitto tra il persecutore e la sua vittima, nascendo all’interno del reato di stalking e mobbing. La mediazione conciliativa individua il tipo di stalker e la vittima per evitare che si arrivi dalla separazione allo uxoricidio”. Infine Carmelo Dublo, perito grafico ed analista della scrittura, ha sottolineato come all’interno della mediazione rientra anche la grafologia, che consente di individuare i punti di contatto o di contrasto nella coppia.

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