Sicilia in ritardo con la cooperazione internazionale


cooperazione internazionaleValeria Gallito
Nella foto Valeria Gallitto

Andrea Riccardi è il nuovo ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, qualifica precedentemente inglobata nel Ministero Affari Esteri.

Un cambiamento che fa ben sperare le organizzazioni non governative siciliane.

“Da un punto di vista dell’immagine e della credibilità della cooperazione internazionale con questa nomina cambia tutto – spiega Valeria Gallitto, responsabile comunicazione del Cope (Cooperazione Paesi emergenti)  che ha sede a Catania – Negli ultimi anni i tagli per la cooperazione estera sono stati considerevoli. Non si può dire la stessa cosa per la cooperazione militare.”.

Cooperazione Internazionale, ci vuole un cambiamento

Cosa vi aspettate?

“Una maggiore attenzione per i problemi della cooperazione internazionale. In questo momento le ong in Italia, che negli anni precedenti hanno realizzato progetti di sviluppo, hanno anticipato ingenti somme per progetti che dovrebbero essere finanziati dal Ministero Affari esteri. Anche il Cope attende il saldo finale. Una vicenda seguita dall’Associazione delle ong italiane che racchiude le tre federazioni delle ong la FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), il CIPSI (Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale) e il COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo)”.

A livello regionale qual è la situazione delle ong che fanno cooperazione allo sviluppo?

“Abbiamo da pochi mesi creato il Congass, Coordinamento di organizzazioni non governative e associazioni di solidarietà siciliane, che è nato per stimolare la Regione Siciliana e proporre l’idea di un lavoro in sinergia”.

Cooperazione internazionale: ci vuole la Regione

Stimolare la Regione?

“Sì. Il problema è che la cooperazione internazionale in Sicilia è lacunosa, anche da un punto di vista di risorse economiche e di organizzazione. C’è un ufficio di diretta dipendenza della Presidenza e quindi del presidente di turno e la cui esistenza viene rinnovata di anno in anno. Questo significa che non è strutturata l’idea di cooperazione. Altre regioni d’Italia dedicano parte delle risorse economiche alla cooperazione internazionale. Questo in Sicilia non avviene ma non perché non si faccia cooperazione ma perché la si fa con un’ottica diversa, non di cooperazione allo sviluppo ma di scambio. Sono due cose diverse”.

Ci spieghi meglio.

“La cooperazione internazionale cerca di assecondare la vocazione di una zona in modo che un giorno si renda autonoma. Lo facciamo trasferendo conoscenza, know how. Il punto è uno: noi gli diamo i mezzi perché diventino economicamente autonomi, il nostro obiettivo è di renderci inutili prima possibile. Lo scambio, invece, a nostro parere, non gli offre la stessa possibilità. I migranti che arrivano in Italia lasciano il proprio Paese perché lì non vedono un futuro”.

Quindi in Sicilia è tutto fermo?

“No, l’ufficio lavora. Ma si può fare di più. Il Congass vuole fare una proposta di riforma per chiedere che venga istituito un settore dedicato alla cooperazione internazionale”.

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