Grazie alla crioconservazione dopo il cancro è possibile diventare genitore


crioconservazione

Un dibattito per spiegare come la  crioconservazione può ovviare ai danni causati da malattie piuttosto diffuse e relative terapie.

Il congresso “Endometriosi, patologie oncologiche e protezione della capacità riproduttiva” è organizzato con successo:

 

 

  • dall’Associazione Hera,
  • Unità di Medicina della Riproduzione (U.M.R.) di Catania
  • e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Policlinico Vittorio Emanuele”.

Tre giorni di dibattiti etici che, nei giorni scorsi, ha visto nel capoluogo etneo oltre 400 partecipanti ed eminenti esponenti della medicina italiana.

Crioconservazione: i medici

I ginecologi presenti sono stati:

  • Carlo Flamigni,
  • Carlo Bulletti,
  • Antonio Cianci
  • Antonino Guglielmino.

Ma anche gli oncologi:

  • Carmelo Iacono
  • Roberto Bordonaro,
  • e ancora Marilena Di Mizio, presidente dell’Ape (Associazione Progetto Endometriosi).

«Solo conoscendo i mezzi per preservare la capacità riproduttiva – spiega Antonino Guglielmino, direttore dell’UMR di Hera – si può mantenere in vita la speranza di avere figli per quelle migliaia di giovani pazienti affetti da endometriosi o patologie tumorali».

E’ stato sottolineato come i pazienti di ambo i sessi affetti da patologie oncologiche devono essere sottoposti a terapie antitumorali che come effetto indesiderato portano al danneggiamento irreversibile del patrimonio dei gameti e della capacità riproduttiva. Grazie alla crioconservazione dei gameti o dei tessuti gonadici, questi soggetti possono concepire un progetto di genitorialità oltre il cancro.

Lo stesso vale anche per l’endometriosi, la più importante patologia ginecologica estrogeno dipendente, che riduce la capacità riproduttiva in modo rapido e doloroso.

L’endometriosi è una patologia benigna cronica. Una percentuale variabile tra il 5 ed il 18% delle donne in età fertile ha già ricevuto diagnosi di endometriosi.

Il peso sociale è enorme: in Europa si registra una spesa annua di circa € 30 miliardi per congedi lavorativi legati all’endometriosi.

In Italia è affetto da endometriosi più del 50% delle donne nella fascia di età 29-39 anni e lo 0,4% delle adolescenti.

Il congresso ha innanzitutto evidenziato la necessità di diffondere la consapevolezza che le terapie adottate contro l’endometriosi possono danneggiare la riserva ovarica e di conseguenza la capacità riproduttiva.

Nei casi in cui viene indicato come necessario l’intervento chirurgico demolitivo, si deve preferire, fin quando possibile, un’azione parziale e valutare in ogni caso la preventiva crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico.

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