Meningite a Catania. I medici rassicurano: “Panico immotivato”


Meningite

Un caso di meningite a Catania. La notizia fa il giro del web, viene riportata da diversi giornali, su whatsapp si moltiplicano chat in cui ci si scambia informazioni, vere o presunte, per lo più dettate dal panico. E la notizia diventa incontrollabile, incontrollata.

Meningite a Catania, il fatto

I fatti sono questi: una donna è stata colpita da meningite ed è attualmente ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania.

Il primario delle malattie infettive, Carmelo Iacobello, affida ai social l’invito a non creare allarmismo: “I soccorsi sono stati tempestivi, la diagnosi di meningite è arrivata in tempi brevissimi attraverso una serie di esami strumentali e sono stati rispettati tutti i protocolli. Non c’è alcun motivo di temere contagio”.

meningite-fulminante_h_partb2I medici di fatto si dicono sbalorditi dall’attenzione mediatica nei confronti di un caso che, per gli infettivologi, non è poi così raro, né unico. Abbiamo chiesto alla dottoressa Rosa Manuele (UOC Malattie Infettive – Ferrarotto- AOU Policlinico Catania) cos’è la meningite, quale il rischio. E soprattutto se il panico sia motivato.

“Partiamo dalla questione panico – spiega il medico – la meningite è una patologia acuta che per quanto non frequente si osserva routinariamente nell’arco dell’anno. La diagnosi di un singolo caso non significa che sia in atto un’epidemia e non giustifica la diffusione di allarmi che possano creare panico nella popolazione. Ogni singolo caso viene segnalato alle autorità competenti che danno, se necessario, indicazioni a misure precauzionali rivolte alla popolazione”.

Meningite, l’intervista all’esperto

Ci spiega esattamente cos’è la meningite?

“E’ un’infezione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). Può essere di natura virale, batterica o fungina.
Quella virale, è la forma più comune, il quadro clinico è in genere meno grave. La forma batterica, più rara, rappresenta una importante causa di morbosità con esiti talvolta drammatici. La meningite di origine fungina si manifesta soprattutto in persone con deficit della risposta immunitaria”.

Come si contrae o come si contagia?

“Molti batteri possono causare meningite, in relazione ai fattori di rischio del paziente, gli agenti patogeni più frequentemente causa di meningiti comunitarie sono la Neisseria meningitidis (meningococco) e lo Streptococco pneumoniae (streptococco). La meningite da meningococco si manifesta prevalentemente in età pediatrica e talvolta si manifesta in maniera epidemica in comunità chiuse, il meningococco è un ospite frequente delle prime vie aeree, la percentuale dei portatori asintomatici è di circa il 5%, si diffonde con le goccioline respiratorie oltre che con il contatto diretto. Lo stato di portatore non implica un aumentato rischio di meningite che invece insorge in genere in soggetti che hanno acquisito da poco l’infezione. Lo pneumococco è la causa più frequente di meningite nell’adulto specie in presenza di infezioni quali otite, sinusite, mastoidite cronica o fattori di rischio quali l’etilismo, la splenectomia”.

Quali i sintomi?

“Il quadro clinico è indipendente dall’agente etiologico ed è principalmente rappresentato da febbre, cefalea, vomito, stato confusionale, rigidità nucale (irrigidimento della parte posteriore del collo), nelle meningiti da meningococco nel 10 -20 % dei casi il quadro clinico può essere particolarmente critico con decorso fulminante anche in poche ore. Nonostante il contagio avvenga per via respiratoria, la contagiosità è bassa e i casi secondari sono rari”.

E qual è il periodo di incubazione?

“Il periodo di incubazione è di 1-10 giorni e il paziente rimane infettivo fino a 24 ore dopo l’inizio della terapia. Vengono considerati a rischio i ‘contatti stretti’ e cioè i conviventi o persone che hanno condiviso per lungo tempo lo stesso ambiente, chi ha dormito e mangiato spesso nella stessa casa del paziente, chi ha avuto nei 10 giorni precedenti contatto con la saliva del paziente (baci, uso di stoviglie, spazzolino da denti, giocattoli), i sanitari  che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie (intubazione endotracheale, respirazione bocca a bocca). Solo per questi soggetti è indicata la chemioprofilassi e la sorveglianza nei successivi 10 giorni. Un contatto non ravvicinato non rappresenta un rischio e la chiusura di scuole o di ambienti frequentati dal paziente non è una misura raccomandata in quanto il batterio non sopravvive nell’ambiente esterno. Non ci sono fattori di rischio specifici per la meningite da meningococco, salvo lo stato di immunodepressione, che rende i soggetti suscettibili in genere a tutte le infezioni, l’età infantile, la vita in comunità”.

Quali sono le possibilità di guarigione?

“Variabile da caso a caso, dipende anche, ma non solo, dalla tempestività con cui viene avviato il trattamento che si basa sulla terapia antibiotica, empirica nella fase iniziale e mirata una volta avuto l’isolamento del patogeno responsabile, dall’esame del liquor che si ottiene tramite la puntura lombare”.

C’è una casistica? In Sicilia, per esempio, quanti casi si registrano? 

“Ogni singolo caso viene segnalato al servizio di epidemiologia del territorio, in atto è in corso una revisione dei dati sulla casistica in Sicilia che comunque non è considerata una regione endemica, cioè non vi è un rischio di contrarre questa malattia più alto rispetto ad altre regioni. Presso la nostra Unità Operativa  sono stati osservati nel corso di questo anno sei casi di meningite comunitaria”.

Che consigli può dare un infettivologo?

“Non vi sono consigli particolari se non quello di raccomandare la vaccinazione in età pediatrica e nei casi in cui vi è indicazione da parte del dal Sistema sanitario nazionale”.

 

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