Giorgia Butera: “Comunicazione politica sul web, non conta la quantità dei post ma la qualità”


Giorgia Butera si definisce “sociologa della comunicazione”. Tra le diverse pubblicazioni realizzate, le piace ricordare Tribuna stampa (Il Minotauro, 2003), scritto insieme ad Italo Cucci ed Ivo Germano e,  tra le più recenti: Ci vediamo da Rosati. L’Incontro, Aspetti di Vita Sociale (Albatros Il Filo, 2012).

È nata a Palermo il 7 agosto 1976, è laureata in Scienze della Comunicazione,  Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. Da sempre si è dedicata ad attività inerenti la comunicazione, studi, analisi sociali, ricerche applicate, le pubbliche relazioni ed il giornalismo. Ha ulteriormente ampliato le proprie conoscenze con il corso di studi in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass Media all’Università di Roma, “La Sapienza”.

Le regionali prima, poi le politiche, adesso, in molti Comuni della Sicilia, le amministrative. Le campagne elettorali virtuali avranno ancora il loro peso e in che termini?

“La comunicazione politica negli ultimi anni si è trasformata, vestendosi di tecnologia, interazione anche se mediata e, contenuti spesso stereotipati. Tutto questo, se da un lato ha reso più vicino il pubblico con la parte politica, dall’altro lato ha fatto perdere quel fascino del contatto diretto. Indubbiamente, la comunicazione politica 2.0 è interessante quando riesce a comunicare più di se stessa, “baipassando” la demagogia, creando contenuti personalizzati, non intervenendo sempre e, comunque su temi di varia natura. Altrimenti, rischia il politico o il partito in questione di identificarsi come il “pigliatutto”, senza una propria reale identità. Se da un lato non si parla più di destra e, sinistra o, centro; dall’altro non si può ignorare che l’ideologia politica è l’elemento fondante dell’intero sistema. Nessuna idea, vuol dire nessun percorso futuribile. Non è la mole di contenuti postati che incrementa il consenso e, quindi il voto. Ma la qualità espressa. Obama è stato il fautore delle campagne elettorali 2.0. L’Italia ne ha preso il testimone, con un appeal che viene sempre meno. Una massa quantitativa e non qualitativa ne ha preso le redini”.

Dalle piazze reali, le agorà, alle piazze virtuali sul web: il successo dei grillini scaturisce solo dalla protesta nei confronti della vecchia politica o anche dalla capacità di gestire più e meglio i new media?

“I grillini sono una realtà importante, sotto diversi aspetti e non soltanto perché hanno reso l’agorà di una volta nell’attuale piattaforma web, tra social network, canali audiovisuali con anche dirette in streaming. Sono stati capaci di entrare appieno in un momento storico-politico, buona parte della popolazione chiedeva un cambiamento radicale, loro si sono resi capobranco. In questo modo sono riusciti a spazzare via una buona parte dei politici mestieranti, appagando le aspettative di milioni di persone. Bisogna stare attenti e scindere quello che è pura militanza “Cinque Stelle”, dalla gestione filo-dittatoriale del duo Grillo-Casaleggio. I new media da soli non bastano per trascinare in modo così potente la folla; sono sicuramente agevolati proprio grazie ai new media nell’approccio-corteggiamento con i giovani, i giovanissimi, ricordiamo che non vi è alcun costo nella fruizione. E, con la classe under 40, ancora in fase di stabilizzazione professionale, frutto di una crisi economica che è certamente mondiale, ma l’Italia ne è stata maggiormente colpita a causa di politiche economiche errate. Papa Francesco, a proposito di Piazza San Pietro e dei media, afferma: “Grazie i media questa piazza parla al mondo”.

Di recente abbiamo visto bruttissimi spot elettorali, pessime immagini sui manifesti, fac simili che sembravano fatti in casa. Al di là del vuoto di molti programmi spesso c’è anche il nulla nella cura dell’immagine e del messaggio elettorale. Perché buona parte della classe politica non si affida a professionisti di comunicazione, marketing, pubbliche relazioni?

“In realtà, esiste una abbondanza quantitativa e poco qualitativa di coloro che si occupano di comunicazione, marketing e pubbliche relazioni. E’ facile vendersi professionisti nel settore, basta una buona conoscenza per ottenere un incarico. Il gioco è presto fatto. Basta sommare il politico al proprio stratega (decurtato da sovrastrutture), per capirne l’esito elettorale”.

Il governo Crocetta come cura la sua comunicazione? Che voto darebbe da 1 a 10?

“Il presidente Crocetta è leader indiscusso di se stesso; sa bene come prendere la scena, calcolando ogni passo. E quando capisce che sta alzando il tiro, fa un passo indietro, per farne, due giorni dopo, tre avanti. La sua squadra di Governo non è ampiamente strutturata in termini di comunicazione, solo qualche assessore riesce a comunicare la propria attività politico-legislativa. Al presidente Crocetta, consiglierei  qualche piccolo atto in meno di populismo. Il voto complessivo è 7/8, anche per l’attenzione che riesce a dare alla Sicilia, protagonista indiscussa nei media”.

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