Santa Di Caro, la prima mastra birraia siciliana


Santa Di Caro
Santa Di Caro

La  birra è  una bevanda apprezzata  e bevuta da uomini e donne ma che dire, invece, della sua produzione? Stando ai fatti, sembrerebbe che ancora oggi nel settore imprenditoriale delle birre artigianali predomini la presenza maschile. È davvero difficile, infatti, trovare donne che lavorano all’interno di birrifici, soprattutto al Sud Italia. Ma sono proprio le eccezioni a fare la differenza e a tal proposito, Sicilia&Donna ha il piacere presentarvi Santa Di Caro, la prima mastra birraia siciliana. Nel 2012, insieme al fratello, ha deciso di aprire un birrificio a Misterbianco, scommettendosi in un progetto laborioso ed esaltante che mira principalmente a riscattare la Sicilia e i suoi inebrianti profumi. Santa Di Caro, in un’intervista, ci racconta la sua storia, dimostrando che la passione per il mondo della birra non ha sesso.

L’intervista a Santa Di Caro

Come è avvenuto l’avvicinamento alla produzione della birra?

“In realtà io sono farmacista. Mio fratello Rosario, invece, ha sempre avuto la passione per la birra e un giorno mi ha proposto di aiutarlo per mettere su un birrificio che, a dire il vero, è nato come un esperimento. Così, mi sono innamorata anche io e ho deciso di buttarmi a capofitto in quest’impresa.”

Quando è nata la vostra azienda?

“Io e mio fratello lavoriamo a questo progetto da circa 4 anni, ma a causa di varie peripezie burocratiche abbiamo aperto il birrificio al pubblico soltanto un anno e mezzo fa.”

Che tipo di birre producete? Quali sono gli elementi che contraddistinguono i vostri prodotti?

Santa Di Caro è la prima mastra birraia siciliana
Santa Di Caro è la prima mastra birraia siciliana

“Abbiamo iniziato con un obiettivo chiaro e condiviso fin dall’inizio, cioè  puntare sulla qualità e legare il nostro prodotto al territorio a cui siamo legatissimi. Le nostre birre sprigionano i profumi caratteristici della Sicilia, in particolare le arance e la satra, un timo selvatico il cui sapore ricorda vagamente l’origano. Inoltre, abbiamo deciso di utilizzare il grano siciliano. Produciamo birre per tutti i gusti e abbiamo scelto dei nomi tipicamente siculi: Belladonna è la bionda che presenta un retrogusto leggermente amaro conferitole dalle scorze essiccate delle arance della Piana di Catania; Ciaurusa è la birra bianca dal colore bianco-oro che tra gli ingredienti, oltre all’arancia, include la satra; la rossa, invece, è stata chiamata Calura, in riferimento al tepore del sole siciliano; infine, la birra nera prende il nome di Xiara, antico lemma arabo che indicava la sciara, la lava sgorgante dall’Etna. Anche il suo colore, reso molto scuro dalla presenza di fave di cacao, ricorda quello della roccia lavica.”

Che effetto fa essere la prima mastra birraia siciliana in un ambito imprenditoriale in cui predominano gli uomini?

“Devo ammettere che non mi ero mai accorta di essere la prima donna mastra birraia della Sicilia finché non mi è stato fatto notare. Solitamente ai vari eventi a cui partecipiamo evito di mettermi in mostra, ma al Festival della birra di Siracusa mio fratello ha sparso la voce che ero io a produrre la birra, suscitando una reazione positiva e inaspettata negli altri mastri birrai. Non    avrei mai pensato di essere accolta con un tale entusiasmo e apprezzamento, trattandosi di un settore prevalentemente al maschile. Però cerco sempre di far notare che non è un lavoro che svolgo da sola, anzi credo che mio fratello sia indispensabile in questo. Diciamo che siamo impegnati entrambi nel birrificio e ricopriamo ruoli diversi ma complementari. Fortunatamente, siamo legati da un bellissimo rapporto e ci fidiamo a vicenda l’uno dell’altra.”

Qual è l’elemento che l’affascina maggiormente del mondo della birra?

“Il pensiero  legato alla produzione di nuove birre. La ricerca e la sperimentazione in laboratorio sono da sempre un mio chiodo fisso e quest’avventura ha rappresentato un’opportunità per mettermi alla prova. Quando io e mio fratello abbiamo in mente di sperimentare un nuovo tipo di birra, come in questo momento, ci sentiamo molto stimolati e ci poniamo diverse domande: come possiamo legare la nuova birra al nostro territorio? Che aromi e che tipo di grano sarebbe meglio utilizzare?”

Secondo lei negli ultimi tempi si sta assistendo alla riscoperta delle birre artigianali siciliane o è un settore che sta risentendo della crisi?

“Noto che c’è tanto fermento per la birra artigianale, anche perché spesso qui in Sicilia arriva tutto un po’ più tardi, però è innegabile che, a causa della crisi, la gente preferisca birre alla spina a basso costo, rinunciando alla qualità. Nelle mete turistiche, le birre siciliane artigianali sono sicuramente più apprezzate perché gli stranieri sono disposti a spendere qualcosa in più per assaporare un prodotto tipico.”

 

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