Fabio Geda, un successo tradotto in 32 Paesi


Nella foto lo scrittore Fabio Geda
Nella foto lo scrittore Fabio Geda

“Cu avi lingua, passa u mari”, questo il motto del Festival delle Letterature Migranti, che si è concluso recentemente a Palermo e che ha visto per 5 giorni protagonisti scrittori italiani e stranieri. Si è discusso di letteratura e migrazione. Fra i tanti ospiti, Fabio Geda, scrittore torinese più volte premiato per il suo stile  e per romanzi di profondo significato morale. Da anni si occupa di temi legati all’educazione dei giovani disagiati e di migrazione. La sua opera più conosciuta, Nel mare ci sono i coccodrilli, è il racconto della vera storia di Enaiatollah Akbari, fuggito ancora bambino dall’Afghanistan. Il libro, ha ottenuto uno straordinario successo internazionale ed è stato tradotto in 32 paesi. Abbiamo avuto il piacere d’intervistarlo e ci ha raccontato del perché ama scrivere di ragazzi e di fughe, di come la lettura può essere utile all’integrazione scolastica e come la letteratura può avvicinare mondi diversi. In più, ci ha anticipato una novità che aspetta i lettori in libreria già dai prossimi giorni.

L’intervista a Fabio Geda

Lei ha lavorato come educatore. Cosa le ha fatto scoprire la passione per la scrittura?

Fabio Geda presenta il suo libro.
Fabio Geda presenta il suo libro.

Ho sempre scritto fin da bambino. La narrazione ha sempre fatto parte della mia vita, ma non pensavo di farne un mestiere. Mi sono laureato in scienze della comunicazione con una tesi in marketing, poi ho lavorato come educatore, per caso. Tutto ciò senza mai abbandonare la passione per la narrazione. Ad un certo punto, ho messo insieme le due cose. Lavoravo a contatto con moltissime storie e ho pensato che potevano essere raccontate.

In Se la vita che salvi è la tua, il suo ultimo romanzo, il protagonista non è più un adolescente, ma un uomo di 40 anni, Andrea Luna. Perché ha deciso di cambiare il soggetto? Desiderava parlare di qualcosa di diverso?

Il motivo è legato innanzitutto al cambiamento professionale. Non faccio più l’educatore ormai da 6 anni. I ragazzini continuerò a raccontarli. Però, finito quel periodo, ho preferito trattare altri temi. Ad esempio, di una certa insoddisfazione tipica della mia generazione, che si trova a non aver mai fatto una vera rivoluzione. Oggi i miei coetanei hanno voglia di scappare, di ricominciare e non sanno come fare.

Al Festival delle Letterature Migranti a Palermo, si è parlato di letteratura e migrazione dei popoli. Anche nei suoi romanzi si parla spesso di questo tema. Perché questa scelta?

Lo scrittore Fabio Geda
Lo scrittore Fabio Geda

Ho parlato di letteratura per ragazzi e di cosa vuol dire oggi parlare di migrazione con loro. Mi fa orrore l’idea che un uomo possa essere clandestino sulla terra, che non gli sia lasciata la possibilità di muoversi in modo libero. Trovo contradditorio che un italiano possa farlo e invece un eritreo o un somalo o un siriano no. Le storie di migrazione le ho incontrate nel mio lavoro e ho delle facce e dei nomi che mi risuonano nella mente. È stato questo l’obiettivo di Nel mare ci sono i coccodrilli, cioè far risuonare un volto e una storia nelle menti dei lettori. Per non parlare d’immigrazione come di qualcosa d’immateriale. Spesso, il popolo dei migranti è senza nome, tutti raggruppati insieme, invece hanno storie diverse.

In questo momento di grande migrazione, come vede l’Italia Fabio Geda? Trova che sia un paese ancora chiuso o pensa che stia cambiando qualcosa?

L’Italia in senso generale non esiste. Esistono molte “Italie”, diverse. Esiste l’Italia che accoglie, quella che scende in piazza per i diritti degli altri, esiste l’Italia razzista, xenofoba ed egoista. In questo momento è sotto gli occhi di tutti che non si può più parlare di cosa fa l’Italia, ma è un problema a carattere europeo. L’Europa è divisa al suo interno. Chi mette piede a Lampedusa, non arriva solo in Italia, ma anche in Europa. L’Europa deve farsene carico. Come non so dirlo, perché non sono un politico.

Nei suoi romanzi si parla spesso di fuga. C’è qualcosa da cui vuole fuggire?

Da tante cose. La paura e la fuga fanno parte della vita di tutti. C’è però una grande differenza tra il fuggire “da” e il fuggire “verso”. Finché fuggiamo da qualcosa e non sappiamo dove andare siamo chiaramente in preda al caso. Il vero scarto avviene quando decidiamo di scappare verso qualcosa. Cioè, scegliamo di lasciare qualcosa coscientemente e decidiamo di raggiungere un punto o un luogo. Per tanti anni sono scappato a caso da cose che non mi piacevano e non mi soddisfacevano, senza avere le idee chiare. Quello che invece oggi ho raggiuto, all’età di 43 anni, è  una serenità nel sapere dove sto andando.

La lettura può essere d’aiuto per l’integrazione scolastica?

Assolutamente sì, soprattutto di testi che raccontano culture diverse. Consiglierei ai giovani di entrare in libreria e andare nel settore delle letterature straniere e proporrei la stessa cosa agli inseganti. Mi piace suggerire di uscire dal monopolio della letteratura anglosassone e italiana. Andiamo a scoprire gli scrittori cinesi, africani. Nel momento in cui abiti la vita di un ragazzino africano o cinese, nel tempo di un libro, qualcosa di quella ti resta addosso.

Sta lavorando ad un prossimo libro?

Sì. Ad ottobre comincio a pubblicare una saga per ragazzi, in 7 libri, che usciranno ogni sei mesi per Mondadori. È una storia ambientata a Berlino negli anni ’70. Un post apocalittico, quindi c’è un po’ di fantascienza. Avrà anche una sua vita sul web e siamo in due a scriverla. È un lavoro completamente diverso da quello che ho sempre fatto.

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