Massimiliano Vado: “Le donne? Che mondo complesso”


Massimiliano Vado

 

Massimiliano VadoIl titolo dello spettacolo che porterà in scena in prima nazionale assoluta al Teatro del Canovaccio il 27,28 e 29 gennaio, è piuttosto emblematico.  La piéce teatrale di Massimiliano Vado si chiama Educazione sentimentale delle femmine della specie.  

Un titolo singolare.

“E’ venuto fuori  durante le prove. Devo dire che ho sfruttato alcuni miei amori letterari e mi sono confrontato con alcune citazioni banalizzanti del rapporto uomo- donna”.

Quali sono i suoi amori letterari?

“Variano, da Baricco a Wallace, a Oriana Fallaci. Sono un attento e accanito lettore. Una volta che mi consigliano un libro io non lo perdo. A volte però mi imbatto in cose che trovo banali e banalizzanti. Volevo quindi mettere in scena qualcosa di più profondo e che non fosse solo di facciata”.

 

 

Quindi su cosa focalizza l’attenzione?

“Mi hanno consigliato un libro dicendomi che non dovevo perderlo: Non ti muovere di Margaret Mazzantini. Mi è piaciuto ma trovo la rappresentazione maschile piuttosto banale.  Secondo me la visione dell’uomo va rafforzata. Non si può sempre galleggiare a metà e scrivere frasi ad effetto senza approfondire. Mi piaceva l’idea di affrontare la differenza tra le caratteristiche dell’uomo e della donna. Mi piaceva l’idea che un uomo andasse a fondo sulle cose femminili facendo vedere che gli uomini non sono così banali”.

A questo punto devo chiederle una sua definizione del mondo femminile e  soprattutto come vede un uomo il mondo femminile?

“Rispondo prima alla seconda domanda”.

È più facile?

“È molto più facile. L’uomo credo che abbia la percezione  più reale del mondo femminile e meno legata alle sensazioni. Questo non significa che non capisca le emozioni, vuol dire che non le condivide, è diverso. Come vedo io il mondo femminile? Beh questa è una domanda a cui speravo di saper rispondere. Ma ho capito che non è così. È un mondo talmente sfaccettato che non si può racchiudere in una definizione.  Quello che sono riuscito a capire è che gli uomini quando si innamorano lo fanno in maniera più istintiva, mentre le donne fanno dei progetti e spesso si innamorano dell’uomo ma anche del progetto”.

Ma questa non è proprio una bella visione della donna?

“Da una parte è bellissima, dall’altra è orrenda. Bisogna valutare il tipo di progetto e di investimento”.

Vien da pensare che questo tema sia scaturito da una situazione  personale?

“Assolutamente sì. Forse era uno sfogo, una rabbia che avevo dentro e che doveva uscire. È un incrocio di cose che mi rappresenta anche se in minima parte. Credo che lo sforzo fatto per tirare fuori una cosa del genere serva anche a  capire meglio determinate esperienze”.

Lei fa teatro da tanti anni. E fa parte del progetto Voci nel deserto.

“Sì, io ho contribuito a fondarlo.  Eravamo un gruppo di persone, ci siamo dette: visto che noi sappiamo  leggere un testo, sappiamo interpretarlo, cerchiamo di farlo in maniera diversa, originale. Sono venuti fuori degli spettacoli che sembrano dire cose modernissime con un linguaggio antico. Monologhi e dialoghi di cui solo alla fine si dice l’autore”.

Attore di teatro, scrive testi teatrali. Ma ha anche fatto soap opera. È nel cast di Cento vetrine.

“Faccio teatro da molto tempo. Un paio di anni fa mi fu offerta una parte che doveva durare quattro-cinque mesi, ma è durata due anni. È successo tutto molto per caso, però me la sono goduta, non avendo la responsabilità del protagonista ho potuto rilassarmi, vivere con serenità questa esperienza lavorativa”.

Esperienza conclusa?

“Manca qualche apparizione in tv, dopo due anni di vita di set avevo l’esigenza di fare altre cose. Il mio personaggio può comunque tornare e quando succederà mi farà piacere rivedere i compagni con cui ho vissuto due anni molto belli, però non volevo rimanere incastrato in quel ruolo. Se mi chiedesse cosa mi piacerebbe fare io risponderei tutto. Non sono snob, non faccio solo teatro, faccio le cose che mi piacciono, anche se commerciale come una soap opera. Se ben fatto è sempre un buon lavoro”.

Centovetrine è stato proprio nelle ultime settimane  al centro di una polemica. Chiude o non chiude? Le ultime notizie dicono che andrà avanti almeno per un altro anno.

“Secondo me è stata una sorta di rilancio. Da tutta questa polemica ha ottenuto un ottimo ritorno pubblicitario. È stato passato al serale e ha avuto ascolti mai visti”.

Il futuro cosa le riserva?

“Sto lavorando con la Casa di Goethe e organizzeremo degli eventi che ci porteranno fino a maggio,  per concludere alla notte bianca di Roma. E poi con Gian Maria Cervo stiamo preparando un testo sul Capolavoro sconosciuto di Balzac. Ma per il momento mi concentro su questa avventura che parte proprio qui da Catania”.

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