Nell’era del web 2.0 e dei big data tutto si modifica, tutto si rinnova, i canali e i codici si moltiplicano vorticosamente. E il giornalista? Come cambia il suo ruolo professionale? Come può, ma soprattutto come deve, stare al passo senza lasciarsi travolgere dai marosi dell’oceano internettiano? Sicilia&Donna lo ha chiesto a Reitano Leonida, esperto in sociologia della comunicazione, presidente dell’Associazione Giornalismo Investigativo e autore del testo “Esplorare Internet. Manuale di investigazioni digitali e Open Source Intelligence”, recentemente edito da Minerva.
Come è nata l’idea del libro? A chi si rivolge?
«Il manuale è nato con lo scopo di consentire ai giornalisti (in particolare a quelli investigativi) di svolgere le proprie inchieste nella maniera più indipendente possibile riducendo la necessità di ricorrere alle fonti confidenziali. Se ci si muove con un’appropriataTutte le fonti confidenziali hanno un’agenda nascosta. E’ difficile che una fonte riveli informazioni riservate per puro spirito civico. Il caso più famoso di “gola profonda” vale a dire il Watergate, in realtà è stata un’operazione di compromissione orchestrata dall’FBI. metodologia le fonti aperte sono una miniera di informazioni».
Siamo nell’era dell’open source e il giornalismo investigativo in Italia è sempre più in espansione, come gestire le fonti aperte in maniera professionale e sicura?
«La definizione di open source, “fonte aperta”, vuol dire fonte potenzialmente accessibile, vale a dire il cui accesso è privo di restrizioni giuridiche. Ci sono però degli ostacoli di ordine metodologico, tante informazioni sono raggiungibili solo se si conoscono le tecniche investigative (in primis informatiche) appropriate. Lo scopo del manuale è proprio quello di insegnare ai giornalisti tali tecniche».
Plausibilità e logicità non implicano necessariamente veridicità; quanto possono essere manipolatorie le “fonti confidenziali” per chi le utilizza? Come usarle?
«Tutte le fonti confidenziali hanno un’agenda nascosta. E’ difficile che una fonte riveli informazioni riservate per puro spirito civico. Il caso più famoso di “gola profonda” vale a dire il Watergate, in realtà è stata un’operazione di compromissione orchestrata dall’FBI. Quanto ne sapevano i due giornalisti del Washington Post? Gli era chiaro quali interessi stavano servendo. Ecco, il punto è questo. Nessuno dà niente per niente. Meglio quindi condurre le inchieste nella maniera più indipendente possibile».
Cosa pensa dei whistleblowers, in gergo noti come “gole profonde”, ma letteralmente “fischietti soffianti”, spie da cui difendersi o eroi da incentivare?
«I whistleblowers in genere sono dei membri di un’organizzazione che decidono di fare delle rivelazioni per denunciare illegalità e abusi. In linea generale sono meno “interessati” delle fonti confidenziali di alto livello, ma è chiaro che anche loro possono avere interessi in gioco. In ogni caso qualunque rivelazione deve sempre passare attraverso il vaglio degli opportuni riscontri».
Da un lato parliamo di difesa, ma non possiamo negare che il World Wide Web è ormai una rete da cui non si può prescindere, tutto sta nel saperla usare; se dicessimo che il giornalista investigativo –oggi- dovrebbe in parte essere un hacker sbaglieremmo? A che pro dovrebbe farlo?
«La nozione di giornalista hacker è a mio avviso esatta nella misura in cui per hacker si intende lo “smanettone” informatico. Oggi, e sempre di più lo sarà in futuro, la conoscenza di strumenti avanzati di ricerca, manipolazione e visualizzazione di dati è imprescindibile per produrre giornalismo di qualità».
A settembre prossimo si terrà il Festival di giornalismo investigativo con l’obiettivo di riflettere sulle caratteristiche e sugli strumenti del giornalismo d’inchiesta, di cosa si tratta precisamente? Quali i punti salienti?
«Informatica e giornalismo si stanno intrecciando sempre di più, aprendo spazi di indagine prima impensabili. Insomma, il quadro strategico dell’informazione del futuro vede ormai una presenza massiccia di abilità relative al Data Journalism, l’Open Source Intelligence, il Computer Assisted Reporting e in linea generale l’uso di tool informatici per estrarre, manipolare e analizzare dati e informazioni. Di tutti questi temi ci occuperemo al Festival unitamente ai temi relativi alle inchieste difficili (terrorismo, mafia, servizi segreti) e ai diritti dei giornalisti. A chi ci vuole seguire suggerisco di iscriversi alla nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/festivalgiornalismoinvestigativo»
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