Il Teatro Siciliano racconta la difficile quotidianità


“La stagione teatrale siciliana inizia il 3 dicembre 1902 quando Giovanni Grasso e colleghi capitanati da Nino Martoglio varcano lo stretto di Messina per  rappresentare al Teatro Argentina di Roma la Cavalleria Rusticana”. Così dopo i saluti di Isabella Frescura Costa, presidente Fidapa – sezione riviera dei ciclopi, nei saloni del Grand Hotel Baia Verde, Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, introduce il tema della tavola rotonda, “Pirandello, Martoglio e Musco: sodalizi e baruffe”.

Hanno animato l’interessante foro letterario: Sarah Zappulla Muscarà, ordinaria di Letteratura italiana,  Enzo Zappulla, presidente dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano, Agostino Zumbo, attore, Isabella Frescura Costa, Presidente Fidapa Riviera dei ciclopi, Cynthia Torrisi Di Mauro, consigliera Fidapa, Maria Ciancitto, tesoriera dell’associazione, e Domenica Torre, membro Fidapa.

La gloriosa storia del teatro siciliano è stata dettagliatamente analizzata delineando con precisione le imponenti figure umane e professionali di Nino Martoglio, Giovanni Grasso, Angelo Musco e Luigi Pirandello. Un attento excursus storico da “I Mafiusi di la Vicaria di Palermo” di Gaspare Mosca e Giuseppe Rizzotto e “La Cavalleria Rusticana” di Giovanni Verga, i due testi che segnarono l’inizio della storia del nostro teatro, alla tecnica innovativa e straordinaria degli attori siciliani ha sottolineato che grazie al genio artistico di menti raffinate ed estremamente moderne come l’autore belpassese e il drammaturgo agrigentino sono stati messi in scena, per la prima volta, i problemi della vita italiana postrisorgimentale e contemporanea testimoniando una condizione umana di emarginazione, d’inferiorità culturale e d’ingiustizia sociale.

“Autori non siciliani come Gabriele D’Annunzio ambirono ad essere rappresentati dalla tecnica istintiva e passionale di Grasso – spiega Sarah Zappulla Muscarà – il quale scrisse a Martoglio una lettera in cui spiegò che dopo aver visto la rappresentazione de “La Zolfara” decise di scrivere “La figlia di Iorio” e parlare della sua terra natia facendo tradurre l’intera commedia in dialetto siciliano”.

Grande emozione e curiosità fra i presenti nel riscoprire la magnificenza della nostra storia e tante le domande del numeroso pubblico ai relatori nel cercare di apprendere e conoscere l’evoluzione storico – culturale della nostro teatro.

Importanti i riferimenti anche all’attuale e difficile condizione dei teatri siciliani e della precaria condizione lavorativa degli attori. “È abominevole pensare di affossare ogni giorno la cultura con scelte totalmente sbagliate – aggiunge Agostino Zumbo – presto la professione dell’attore non esiterà più. Non si capisce che la Sicilia e l’Italia potrebbero vivere di solo turismo e cultura”.

Alcuni brani e documenti inediti riportati alla luce dall’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano sono stati letti con passione dall’attore  Agostino Zumbo. Prima della conclusione dell’evento culturale è stata proiettata una scena del film “Pensaci Giacomino”, interpretato da Angelo Musco.

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