Parla di cinema e politica. Più di politica che di cinema, a dir la verità. Oliver Stone va dritto al punto, fa nomi e cognomi, sciorina le questioni delicate dello scacchiere internazionale. Ospite di Taormina Film Fest, il regista premio Oscar (ha vinto tre statuette, due come regista, una come sceneggiatore) si racconta al pubblico del festival in programma fino al 6 luglio a Taormina, sollecitato dalle domande della direttrice artistica Silvia Bizio.
A Taormina il regista porta Revealing Ukraine di cui è produttore esecutivo (la regia è di Igor Lopatonok) e intervistatore.
Il panorama del mondo in cui viviamo non è certo dei migliori e Stone lo sottolinea. Si può salvare la nostra situazione? Chiede dalla platea

l’attore Richard Dreyfuss, salutato con un lungo applauso. E Stone risponde: “Me lo chiedo spesso. Viviamo in un’epoca terribile perché abbiamo bisogno di persone che tengono la pace in posti di comando. E poi c’è anche grande aggressività nella comunicazione. Noi possiamo anche scrivere libri e far film per raccontare ma ci serve la distribuzione. Forse in Europa vi ascoltano di più”.

Sull’intervista a Putin dice: “Ho fatto le domande per come gli americani volevano sentirle”.
Descrive una società basata su soldi e potere, racconta di un’America assetata di guerre, parla di Siria, Iran e Iraq.
“Dovremmo combattere contro il cambiamento climatico – dice – e invece programmiamo guerre su guerre”.
Come si sopravvive a tutto questo? Gli chiedono dal pubblico. “Come lo si spiega ai bambini?
Lui serafico risponde: “Con la spiritualità. Cerco di istradare mia figlia insegnandole l’aspetto spirituale delle cose e a connettersi ogni giorno con se stessa”.
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