Manlio Sgalambro: il filosofo della leggerezza


Manlio Sgalambro
Manlio Sgalambro
Ho due ricordi di Manlio Sgalambro, uno professionale e uno privato. Il primo legato alla mia ormai lontana esperienza a Telecolor. L’allora direttore Nino Milazzo mi mandò a intervistarlo, credo in occasione dell’uscita di un suo libro. Andai con il cameraman nella sua abitazione di piazza Umberto, un bell’edificio d’epoca. Il suo studio si affaccia proprio sulla piazza, ricordo il caldo di quella giornata e la stanza che sembrava stesse scoppiando sulla spinta dei libri straripanti dagli scaffali. Le persiane di legno filtravano i raggi del sole e i rumori creando una sorta di ambiente protetto. Disponibile, ma misurato, ieratico ma non presupponente, Sgalambro con le sue risposte, non da tempi televisivi, mi costrinse ad una elaborata opera di taglio e cucito in sala montaggio.
Qualche tempo dopo conobbi un altro Manlio Sgalambro: affabile e curioso, compagnone e giovanile, a dispetto di un’età già allora non verdissima. Con il comune amico Domenico Trischitta, protagonista anch’egli di un’estate catanese in quella lontana…primavera della città, che durò più di una stagione, ma pur sempre poco, ci ritrovammo dopo uno spettacolo. Andammo ad Acicastello in un locale all’epoca alla moda e originale, per la classica pizza. Ricordo che, noi giovani stanchi, dovemmo quasi di forza riaccompagnare il filosofo che voleva gustarsi fino in fondo una di quelle magiche serate che solo Catania regala e, chissà, anche la nostra compagnia.
Poi, l’ho rivisto a distanza, incredibile partner di Franco Battiato, componenti di una originalissima “strana coppia” cantante-recitante.
Manlio Sgalambro, personaggio apparentemente ruvido, forse più per l’aurea di uomo colto che lo “blindava”, ha  superato certi anacronistici tabù della cultura cattedratica e si è divertito a inventarsi “altro”, pur consapevole che poteva piacere o, addirittura, apparire ridicolo. Fu, invece, sempre, coerentemente, Manlio Sgalambro.
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