Si chiamava Gesù al Piccolo di Catania


L'attore Emanuele Puglia in una scena dello spettacolo Si chiamava Gesù
L'attore Emanuele Puglia in una scena dello spettacolo Si chiamava Gesù. Foto Ilgrande Antonino

Al Piccolo Teatro di Catania l’11 e il 12 Aprile va in scena SI CHIAMAVA GESU’ ideato , scritto e diretto da Emanuele Puglia . Con CARMELA BUFFA CALLEO ed EMANUELE PUGLIA.

Uno spettacolo emozionante da vedere ed ascoltare anche col cuore: non una “glorificazione”, non una celebrazione, né una “rappresentazione sacra” ma una carrellata di “testimonianze”, sul filo della musica e della poesia, su un “uomo troppo debole e incerto per essere Dio o un Dio troppo uomo per essere adorato”!
E così le parole, le note, i colori, le luci, le idee si rincorrono dando vita ad un suggestivo affresco di emozioni!

 Presentazione dello spettacolo Si chiamava Gesù

Torna in scena a Catania, al Piccolo Teatro di via Ciccaglione, sabato 11 aprile alle ore 21 e domenica 12 aprile alle ore 18, lo spettacolo teatrale Si chiamava Gesù, ideato e scritto da Emanuele Puglia, con brani tratti da “LA BUONA NOVELLA” di Fabrizio De Andrè, liberamente ispirato da “GESU’ FIGLIO DELL’UOMO” di Gibran Kalin Gibran, con CARMELA BUFFA CALLEO ed EMANUELE PUGLIA, musiche di Fabrizio De Andrè, arrangiate e rielaborate da Gianluca Cucchiara (per la parte vocale, eseguite dal vivo), scene e costumi di Giuseppe Andolfo, regia di Emanuele Puglia. Lo spettacolo è una produzione Maga Emastema.

Uno spettacolo che nasce da molteplici stimoli artistici, culturali e professionali.

Una scena dello spettacolo Si chiamava Gesù
Una scena dello spettacolo Si chiamava Gesù

In sintesi, sono due le direttive principali attraverso le quali prende forma: La visione poetico-musicale, contemporanea, laica e pur sempre rispettosa della figura del Cristo di Fabrizio De Andrè e quella altrettanto poetica, spirituale ma non iconografica di un grande poeta e scrittore vicino al sentimento religioso quale è Gibran Kalin Gibran.

L’autore (l’attore e regista Emanuele Puglia) ha così tratto spunto dai testi dei brani del celebre, “storico” concept-album di De Andrè  e dall’idea “testimoniale” della raccolta di poesie/monologhi, meno nota ai più, di Gibran, miscelandone, adattandone, integrandone copiosamente le parole e i contenuti, creando così un “oratorio” di grande suggestione e intensità emotiva.

In una sorta di “dietro le quinte” della versione ufficiale tramandataci dai Vangeli (canonici e apocrifi) della vicenda terrena del “figlio di Dio”, ogni personaggio offre il proprio punto di vista  manifestando passioni, emozioni, reazioni accomunabili a quelle di tutti gli uomini d’ogni tempo e d’ogni luogo. La “trama” (se così la si vuol chiamare) si sviluppa attraverso le “testimonianze” circa la figura del Cristo da parte di personaggi storicamente accertati (Pilato, Caifa, il sommo sacerdote Anna, ecc) o appartenenti alla tradizione religiosa (Giuseppe, Maria, Giuda, Barabba, Simone di Cirene, il “Ladrone”…) ma anche di pura fantasia dell’autore (come Nathaele – un giovane coetaneo di Maria infante -, Susannah – un’amica di Maria sin dall’adolescenza – o Aisha – la madre di uno dei bambini soppressi nella strage di Erode -), i quali evocano, senza che Questi appaia mai, Gesù.

Il risultato è una bella prova d’attore (i due interpreti, sempre in scena, affrontano tutti i personaggi con la recitazione e il canto) nella quale parole e musica fluiscono senza soluzione di continuità per un’ora e mezza di intense emozioni.

Sono ovviamente  le musiche del grande cantautore scomparso, arrangiate e rielaborate con rispetto e originalità da Gianluca Cucchiara, a fare da leit-motiv al copione che si sviluppa attraverso il  susseguirsi dei racconti dei tanti personaggi che si avvicendano ed è sottolineato dal sapiente ed elegante gioco dei costumi curato, insieme all’impianto scenico, da Giuseppe Andolfo e al raffinato disegno luminoso cucito sulla pièce dalla regia.

Arduo dire in questa sede quante e quali manifestazioni di apprezzamento ha sin qui riscosso lo spettacolo, senza distinzione tra credenti e non credenti, giovani e adulti… solo di recente, le “standing ovation” e le numerose “chiamate” per gli interpreti, a chiusura sipario, in quel di Milazzo e Noto.

 

 

 

 

 

 

 

 

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