Lina Sastri a Siracusa per la via Crucis


Lina Sastri
Lina Sastri

L’avevamo incontrata l’estate scorsa al teatro antico di Taormina con i suoi “Appunti di viaggio”, ora torniamo da lei per carpirne un segreto dall’anima, ciò che non si vede e non si mostra; ciò che non rende personaggio, ma persona; ciò che sfugge nell’incoscienza del non esserne pienamente coscienti, ma che semplicemente è; ciò che Lina Sastri, attrice italiana di grande spessore, possiede e tiene stretta, sin da ragazza: la fede.

Così, in occasione della quinta Via Crucis siracusana, lei, garbata e volitiva, come sempre, densa e poetica quanto mai, si racconta, commossa, in un dialogo sommesso che scruta l’interiorità e sa di preghiera. In un concerto di pensieri e parole che suonano all’unisono della riflessione spirituale, trapela, infine, tra sacro e profano, l’anima napoletana scaramantica, che, però, non essendo gioco superficiale, ma toccando il profondo, non si distacca dal concetto di Dio, per divenire vita.

L’intervista a Lina Sastri

Lina Sastri a Siracusa, sua città d’origine, per partecipare alla Via Crucis durante la quale leggerà le meditazioni scritte da Don Luca Saraceno, quale significato, quale valore simbolico attribuisce a questo evento religioso?

«La Via Crucis è un percorso che fa riflettere, le parole dei Vangeli sono come le pietre, a volte pesanti, altre semplici e lisce; le meditazioni, invece, quelle di Don Luca, fra l’altro, sono molto filosofiche e colte, sono un momento di riflessione prima della rinascita, che, come sempre deve passare attraverso il dolore, è questo che fa mettere in discussione. Ecco la Via Crucis.»

 In passato ha dichiarato che avrebbe voluto farsi suora, «avevo una sincera fede religiosa, la considero una grazia», così ha detto, oggi qual è il suo rapporto con la religione?

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Lina Sastri

«E’ vero, da ragazzina avevo questa vocazione, se poi non ho avuto il coraggio di realizzarla vuol dire che la chiamata non era abbastanza forte. Considero il mio rapporto con la religione un rapporto sano, sono una credente e sono anche cristiana, poi è chiaro che gli uomini, anche i sacerdoti e tutti quelli che amministrano la legge del Signore possono essere buoni, cattivi, meravigliosi o no, ma quello che è importante è il messaggio. Non sono molto praticante, non vado sempre in chiesa, certo essere cristiani così è facile, ma il mio rapporto con la religione non è formale; cerco in qualche modo di non fare male alla gente e attribuisco un gran valore alla presenza di Dio su questa terra.»

«Oggi più che mai siamo immersi in una sorta di Medioevo dell’anima», così ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana qualche anno fa, cosa intendeva dire?

«Diciamo che nel tempo abbiamo assistito ad una caduta di valori che oggi è totale, nel medioevo esisteva la crudeltà, l’efferatezza e non c’era civiltà, oggi siamo arrivati alla civiltà, ma esiste una regina, la vanità, che credo sia il peccato più grande e pericoloso che possa esserci.»

 Qual è per lei il senso della preghiera?

«E’ quello di chiedere aiuto, di trovare forza perché la preghiera fortifica, è come quando ci rivolgiamo ad una persona cara per trovare conforto.»

 Il 29 marzo del 2013 Papa Francesco ereditava da Papa Benedetto XVI la Via Crucis, e c’era anche lei a Roma, come lettrice insieme ad Orazio Coclite giornalista di Radio Vaticana, cosa ricorda di quell’esperienza?

«E’ stata un’esperienza straordinaria, eccezionale, che ho vissuto con molta gioia, ma anche, per fortuna, con grande incoscienza come spesso mi succede, non ho molta autocoscienza delle cose che faccio e c’è stato poco tempo per riflettere. Ricordo, però, che il Santo Padre ha voluto conoscerci e quindi abbiamo avuto l’onore di avvicinarci a lui e di avere la sua benedizione.»

 A proposito di Papa Francesco, sabato scorso ha avuto modo di accompagnarlo durante il viaggio a Napoli, da Pompei a Scampia, «Non fatevi rubare la speranza», questo il messaggio del Papa, che cos’è la speranza per Lina Sastri?

«La speranza è credere nella possibilità, la speranza è vicina al sogno e un uomo senza sogni non è un uomo.»

 Lei è legata alla religiosità anche come attrice, fra le fiction che l’hanno vista protagonista,  ricordiamo -ad esempio- “San Pietro” con Omar Sharif, che andrà in replica il 29 marzo in prima serata su Rai 2000; lei vestirà i panni della Madonna, l’essere vicina alla fede l’ha aiutata nell’interpretazione di questo ruolo?

«Io non mi sono mai posta questo problema, perché quando interpreti un personaggio vicino alla fede, alla spiritualità, alle cose che non si toccano, come il miracolo, non credo che il personaggio vicino al cielo sia cosciente di quanto grande sia la fede, perché la persona vicina al cielo, semplicemente è, e con serena concretezza vive la fede come un fatto naturale.»

 Passando dal sacro al profano, nelle sue vene, oltre al sangue siciliano, scorre anche quello napoletano, ne ha ereditato il credere nella scaramanzia? Se sì, come coabita in lei questo aspetto con quello religioso?

«Certo so che la chiesa non ammette il profano della scaramanzia, ma io sono sicura che questa, in qualche modo, rimanga una specie di gioco a meno che non sia legata a cose profonde che abbiano a che fare con la fortuna, con il caso, che non è mai un caso, con qualcosa che fa parte della vita che non si vede, non si sente, ma che esiste; ecco credo che questo non litighi con il concetto di Dio.»

 

 

 

 

 

 

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