Michele Leonardi: Una cinematografia in salute deve saper diversificare


Michele Leonardi. Foto di Daniele Cruciani
Michele Leonardi. Foto di Daniele Cruciani

Michele Leonardi, giovane regista catanese, sta lavorando alla produzione del suo nuovo corto “Uscire fuori”: una donna, uscita dal carcere, dopo essere stata accusata dell’omicidio del figlio, torna a casa da suo marito, che le è sempre stato vicino nonostante tutto. Il cortometraggio tratterà lo svolgersi degli eventi durante la notte e la giornata, immediatamente successiva al rientro.
I fondi necessari per le riprese del film saranno raggiunte con una raccolta crowfunding, ovvero con la partecipazione attiva del pubblico e degli interessati tramite donazione.
Vi proponiamo l’ intervista che Sicilia&Donna ha realizzato.

L’intervista a Michele Leonardi


Qual è il motivo della tua preferenza  per i cortometraggi?

Michele Leonardi
Michele Leonardi

Non si tratta di una preferenza, ma di un percorso naturale. I cortometraggi sono – e lo sono da sempre – propedeutici all’approdo al lungo, sia esso documentario o finzione. Detto ciò: anche se purtroppo, in Italia, il formato si riduce a questa sorta di ingresso, in realtà non è così nel resto del mondo. Correttamente, aggiungerei. Come esiste il racconto breve accanto al romanzo fiume, esistono differenti declinazioni della narrazione filmica, tutte dotate della medesima dignità artistica e non a caso praticate dai più grandi registi al mondo. Chiaramente, le difficoltà e il processo di realizzazione sono molto differenti.

Quanto è difficile riuscire ad esprimere in un corto una situazione così drammatica? E quanto è impegnativo per un regista riuscire a fare un’ analisi introspettiva di una situazione fuori dall’ordinario in cui, presumibilmente, non si è coinvolti?
Non vorrei, data la sinossi, passare con questa mia affermazione come un potenziale omicida: ma si è sempre coinvolti in ciò che si scrive, almeno nel mio caso. Il trucco – passami il parallelo – è pescare una sogliola e farla diventare una balena. Ovverossia avvicinarsi alla definizione di un’emozione a partire da condizioni analoghe ma minori o parziali, riconducibili alla propria esperienza. Non mi pongo mai il problema di un’eventuale compressione: quando scrivo un cortometraggio so che ho quel tempo a disposizione e tento di costruirlo di conseguenza, cucendogli addosso un abito su misura. Che poi mi riesca o risulti largo (o stretto), naturalmente è tutto da vedere.

Qual è l’importanza del rapporto  che lega i protagonisti? L’Altro, il marito in questo caso, usando la terminologia sartriana, è il male oppure l’ancora di salvezza?
Bellissima domanda, ma mi avvalgo della facoltà di non rispondere. O di rispondere in modo vacuo, più specificamente. Non amo le dicotomie nette, nemmeno quando la durata lo richiederebbe, forse, per essere un poco più clementi con lo spettatore. Mi piacciono i mezzi toni, le sfumature, le pieghe. Come scriveva René Char: una montagna senza crepacci non mi interessa. 

Se dovessi definire in una sola parola questo nuovo corto quale sarebbe e perchè?
Ossessione. Oppure, per scomodare un santo come Béla Tarr: dannazione. Un pensiero o un’azione che condizionano la tua vita costantemente.

Un artista impegnato, attore o regista che sia, come vive la situazione attuale in cui i soldi sono stanziati prevalentemente per progetti che mirano al mero intrattenimento commerciale di massa?
In primis, se non peccando di hybris, non credo di potermi ritenere né un artista, né tantomeno un artista impegnato. In secundis: non dico niente di nuovo se affermo che il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e le Film Commission restano, da un punto di vista economico, la linfa della maggior parte delle produzioni nazionali. Una cinematografia in salute deve essere capace di diversificare, producendo opere, cosiddette, d’autore insieme ad altre di intrattenimento – per utilizzare il termine da te proposto. Io vedo vizi maggiori nelle risposte del pubblico, che ha smesso di andare in sala di frequente, di credere nel buon cinema a tuttotondo, escludendo una parte dell’offerta. Quanti hanno visto ‟L’Attesa”, di Piero Messina? Quanti ‟Indivisibili”, di Edoardo De Angelis? Sono solo due esempi, in mezzo a parecchi altri.

Info utili per sostenere il progetto di Michele Leonardi


Per chi credendo nel progetto, fosse interessato a partecipare, qui il link per contribuire alla raccolta https://igg.me/at/uscirefuori/6688160.
I curiosi e gli appassionati hanno invece la possibilità di sottoporre le proprie domande, o approfondimenti sul crowfunding, direttamente al regista, contattandolo all’indirizzo email micheleleonardi36@gmail.com.

Di Federica Giunta

Articolo Precedente Miriam Leone e il suo rapporto con Pif
Articolo Successivo Teatro Garibaldi di Enna, presentata la nuova stagione

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *