Docenti in esubero: l’ennesima falla della Buona Scuola


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L’anno scolastico è iniziato da circa un mese, lasciando l’amaro in bocca a molti insegnanti italiani. Trasferimenti massicci dal Sud al Nord, anomalie nell’algoritmo del Miur, presunte irregolarità al concorso scuola, rischio clientelismo legato ai poteri del dirigente scolastico, eccessivi ritardi nelle assegnazioni provvisorie e negli utilizzi. E tra le numerose falle presenti nell’attuale sistema, emerge la questione dei docenti in esubero. La maggioranza degli esuberi si conta nella scuola secondaria di II grado. A raccontarci la sua esperienza è una professoressa 43enne di Catania, che al momento vive in Lombardia, lontana dal marito e dalle sue due figlie di 9 e 14 anni: “Dopo il periodo di prova, l’anno scorso sono stata trasferita in provincia di Milano. Solo da qualche giorno mi è stata assegnata una cattedra perché mi trovavo in esubero, in attesa di utilizzazione. La situazione che mi infastidisce molto non è tanto il trasferimento al Nord, che ho accettato consapevolmente come tanti altri, quanto piuttosto l’essere in esubero al primo anno di passaggio al ruolo. Parlo a nome dei tanti docenti che si trovano in una condizione simile alla mia: il ruolo non dovrebbe garantirci la sede di titolarità? Che senso ha indire un concorso se si prevede un numero così elevato di insegnanti in esubero?”

La docente originaria di Catania insegna matematica applicata, materia prevista esclusivamente negli istituti tecnici commerciali. “So benissimo che non è semplice trovare posto in Sicilia, essendo titolare di una classe di concorso abbastanza penalizzata – chiarisce la donna –. Infatti, quest’anno speravo di trasferirmi al Nord con tutta la mia famiglia, però mi ritrovo ancora in una sede provvisoria. Non posso pretendere che le mie figlie vengano spedite da un posto all’altro di anno in anno, come se fossero dei pacchi postali. Spero che il prossimo anno la situazione si sblocchi perché vivere separati dalla propria famiglia rappresenta uno stress psicologico insostenibile. Quando si è molto giovani si accetta di spostarsi per lavoro più liberamente e a cuore leggero, ma a 40 anni è davvero dura stravolgere la propria vita”

Così, la Buona Scuola, che avrebbe dovuto risolvere il grave problema del precariato e assicurare più stabilità al sistema, sta generando un complesso meccanismo di nomina dei docenti, allontanandosi dalle esigenze reali del mondo scolastico. E se fino ad alcuni anni fa quella dell’insegnante era considerata una delle professioni più gratificanti, oggi il contesto appare ben diverso. Spesso e volentieri sono gli stessi docenti, avviliti e snervati, che ripetono continuamente ai loro figli: “Lascia stare la via dell’insegnamento. Non ne vale la pena, fidati”.

 

 

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