Ignazio Moncada, una visione mediterranea


Le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, realizzano il primo omaggio postumo alla figura di uno dei maggiori artisti italiani del secondo dopoguerra. L’indagine su Moncada vede la cura dello storico dell’arte Francesco Tedeschi che per le FAM ha ripercorso i circa sessant’anni di attività con cui il maestro di origine siciliana ha attraversato la recente storia dell’arte.

La mostra sarà inaugurata alle FAM di Agrigento alle ore 18.30 di sabato 24 maggio e sarà preceduta alle ore 11 dello stesso giorno da una Conferenza Stampa a Palermo, Palazzo Branciforte, per ammirare l’opera di Moncada sul soffitto della Biblioteca, intervento realizzato su commissione della Fondazione Sicilia durante il restauro affidato all’architetto Gae Aulenti.

Continuatore e interprete originale di un’astrazione che si fonda sulle qualità proprie del colore, nell’indagine del rapporto tra colore e luce e tra colore e spazio, Moncada è stato ideatore e sperimentatore di tecniche pittoriche, che si sono andate allargando a interventi pubblici di grandi dimensioni, con realizzazioni ideate per i teloni che proteggono le facciate di palazzi pubblici in restauro, proposti con la definizione di “Pont-Art” negli anni Ottanta e Novanta, ma anche all’uso della ceramica, in senso scultoreo e decorativo, come nel grande intervento per la “passeggiata degli artisti” di Albisola, e ad altre soluzioni compositive di grande respiro.

Nella mostra, che pone al centro del percorso il carattere di una “espansione cromatica” nel doppio senso di una tendenza a fare della pittura la matrice dello spazio, anche con il ricorso a grandi formati, e di una estensione oltre i limiti della pittura, saranno esposte circa 40 opere pittoriche che rappresentano il complesso delle stagioni e delle principali fasi della sua produzione.

Tra i filoni che saranno messi in evidenza nel progetto sono quelli della fase giovanile, della conquista della libera invenzione di geometrie dinamiche, nel confronto con il contesto europeo dei primi anni Sessanta; ma anche quello delle “archeologie astratte” realizzate fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, che anch’esse si fondano sul radicamento nella terra d’origine, sentita anche come culla della civiltà, come volontà di svelare il nascosto in profondità; nonché quello delle “Danze”, sviluppato fra gli anni Ottanta e Novanta, dove Moncada trova uno dei momenti di maggiore eccitazione del colore, all’interno di palinsesti di forte qualità dinamica, che prelude alla felice ultima stagione, quasi di matrice matissiana, dei primi anni Duemila. In questa, che costituisce il momento culminante della produzione di Moncada e della mostra stessa, la qualità del colore e della composizione raggiunge un grado di forte accentuazione e nello stesso tempo di lirismo, nell’evocazione di figure del mito e di altri paesaggi afro-mediterranei.

Alla mostra – organizzata dall’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, con il patrocinio del Comune di Palermo e della Fondazione Sicilia – è dedicato il catalogo (Silvana Editoriale) con l’intervento critico del curatore, Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), critico e studioso dell’arte italiana del secondo Novecento.

Le opere esposte ad Agrigento provengono dall’Archivio Ignazio Moncada, recentemente costituitosi a Milano sotto la direzione dell’architetto Ruggero Moncada, figlio dell’artista, che si è impegnato nella conservazione e nella promozione dell’opera paterna, avviandone una catalogazione sistematica. L’ Archivio Ignazio Moncada dispone di opere realizzate nelle varie fasi di un lungo percorso artistico che si è svolto principalmente nelle città diPalermo, Parigi, Bruxelles, Roma, Milano. Oltre a una gran parte dei dipinti maggiori rimasti all’artista, raccoglie innumerevoli lavori su carta, collages, fotomontaggi con interventi pittorici, bozzetti preparatori e manufatti in ceramica, oltre ad un dipinto di 450 mq, che ha costituito, nel 1982, il primo, in assoluto, intervento pittorico su plastiche da ponteggio – effettuato su un edificio prospiciente piazza del Duomo a Milano –  allora definito daPierre Restany: “Pont Art”.

Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 20.30. Chiusi i lunedì e i rossi di calendario.La mostra sarà visitabile fino al 20 luglio 2014.

 

Articolo Precedente Madeinmedi nuovo appuntamento al teatro greco di Taormina
Articolo Successivo Seconda giornata di “creativita’ e … dintorni”

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *