InsulAmata la mostra che coniuga pittura e poesia


Un particolare della mostra InsulAmata. Foto Angela Marina Strano
Un particolare della mostra InsulAmata. Foto Angela Marina Strano

Nei suggestivi spazi della Cappella Bonajuto di Catania è stata inaugurata la mostra “InsulAmata. La pittura poetata”, che sarà aperta al pubblico fino al 15 febbraio 2015. L’evento, curato da Daniela Vasta, nasce dall’incontro di due donne, Marisa Sapienza, pittrice, e Marilina Giaquinta, poetessa. Da un’amicizia nata nel mondo virtuale di Facebook e poi resa concreta nella vita, hanno trovato delle affinità, giungendo alla collaborazione artistica. Le opere in mostra sono il frutto dell’ultima ricerca della Sapienza che, in linea con le idee del filosofo Alain de Botton, lavora da qualche anno sui temi del paesaggio trasformato dall’uomo, convinta che occorra ampliare il concetto di bellezza, da tempo legato all’elemento bucolico, a favore di uno sguardo più ampio. La pittrice si sofferma così sulle aree industriali dei porti e degli stabilimenti in costruzione, dipingendo tralicci, cantieri, carghi, centrali elettriche e nucleari, porti e petroliere. Il suo lavoro non tralascia elementi paesaggistici tipici dell’Isola, che hanno a che fare con il vulcano Etna e il mare. Il suo è uno sguardo inclusivo, che si rifà al tema dell’energia creatrice e dell’eterna trasformazione.

Accanto ad ogni opera sono esposti i versi di Marilina Giaquinta, che coinvolgono vista e udito dello spettatore, anche attraverso un’istallazione sonora che insiste volutamente sull’effetto litanico. Le parole della Giaquinta, non sono un semplice commento ai dipinti esposti, ma invitano il pubblico a non fermarsi sulla superficie della tela e ad andare oltre, fino alla profondità del significato artistico attraverso un’esperienza multisensoriale.

mostra insulamata
Da sinistra Daniela Vasta, Marisa Sapienza, Marilina Giaquinta e Marco Timpanaro. Foto Angela Marina Strano

«Nelle poesie il paesaggio – scrive Daniela Vasta nel testo di presentazione – non è che il punto di partenza verso esplorazioni interiori veritiere, anche spietate, in fondo alle quali si dichiarano l’amore e il dolore, la forza dei ricordi, la dolcezza della nostalgia o il tarlo del rimpianto. Quello che il verso riesce a stimolare – senza automatismi però o facili similitudini – è il continuo movimento di andata e ritorno dal paesaggio dipinto alla storia personale, dalla storia personale al paesaggio dipinto… […] Non dichiarato, eppure emergente da ogni brano paesaggistico, da ogni descrizione, è il canto d’amore per la Sicilia, insula amata dalla struggente bellezza. Come accade in ogni riuscita alchimia, quello che qui si propone non è una semplice addizione fra due personalità artistiche, giacché a ben vedere le due artiste interferiscono ciascuna sull’opera dell’altra, modificandola e rendendone assai più sfaccettata e polifonica la fruizione».

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