Un percorso emotivo, un dialogo serrato che si svolge per quadri drammaturgici brevi, a volte fulminei. Goliarda Music hall, andato in scena al Piccolo Teatro della Città di Catania, è un viaggio nel mondo interiore di Goliarda Sapienza. Quella che si racconta sul palco è la vita dopo il tentativo di suicidio dell’artista. Un confronto con l’analista, interpretato da Giovanni Rizzuti, che la spinge a ricordare, a ripercorrere i capitoli della vita, le passioni e i sentimenti.
Al centro della scena un letto sul quale il riposo non è contemplato. È un letto che accompagna l’insonnia, la spasmodica volontà di cristallizzare i sentimenti all’interno di versi poetici impressi nero su bianco. Lì si svolge gran parte dello spettacolo. L’attrice Paola Pace, che dà corpo e voce alla protagonista, si sposta continuamente da una parte all’altra, si avvinghia ai cuscini, li gira eli rigira. Scrive poesie, le recita. Tassello dopo tassello il dialogo tra paziente e medico fa emergere gli spettri che popolavano il mondo interiore di Goliarda Sapienza. Ricordi evanescenti, sogni o sprazzi di realtà? Nella sua testa si alternano le figure mitiche della sua vita: Maria Giudice, la madre rivoluzionaria; il padre, l’avvocato Sapienza, detto l’avvocato dei poveri; i fratelli e sorelle; Modesta, la carusa monella e libera; Carmine, l’uomo che tutte le donne vorrebbero incontrare; la principessa Gaia; Tuzzu, il contadino tenero; Nina l’anarchica; Roberta la brigatista.
Al pubblico l’attrice si rivolge con un ultimo appello che invita alla comprensione, al non giudizio. Lascia quel letto con aria tronfia. “Non guardate alla mia vita con la volontà di sezionarla o giudicarla”. Lei è in fondo una donna che ha vissuto e poi è andata via.
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