Lars Von Trier: genio o cialtrone?


Lars Von Trier
La locandine del film di Lars Von Trier Nymphomaniac

Il 3 aprile 2014 è uscito nelle sale italiane Nymphomaniac vol 1, il nuovo e discusso successo di Lars Von Trier.

Presentato al Festival di Berlino nel mese di febbraio, il regista ne avrebbe disertato la conferenza stampa, presentandosi poco dopo con in dosso una controversa maglietta, recante il logo di Cannes e la scritta “persona non gradita” riferendosi alle ostili reazioni suscitate dal suo film Melancholia nel 2011 durante il festival francese. A presentare Nymphomaniac vol.1, sono rimasti i suoi attori, in particolare Uma Thurman e Christian Slater, dopo l’abbandono della conferenza stampa da parte di Shia LeBeouf, presentatosi successivamente sul red carpet con un sacchetto di carta in testa con su scritto “non sono più famoso”.

È proprio il caso di dire che la “verve polemica del regista ha contagiato anche i suoi attori”.

Sicuramente i fan del visionario e anticonformista regista non resteranno delusi dalla singolare quanto attesa pellicola che punta all’espressione eroticamente disarmante della sessualità umana.

Non una ma ben 14 locandine promuovono il film, una per ogni attore ritratto nell’attimo dell’orgasmo.

Già il film Antichrist presentato a Cannes nel 2009, aveva provocato molto sgomento e durissime critiche, in molti avevano abbandonato la proiezione. Il dramma narrato, si apre con una scena pressoché irreale: mentre i due protagonisti consumano l’atto sessuale, la donna assiste impotente all’incidente che porta alla morte del figlio mentre fuori cade silenziosa la neve, per concludersi con scene dalle tinte surreali e grottesche.

Personalmente ho assistito alla prima del film in Italia ed ho visto progressivamente svuotarsi la sala del cinema, mentre nell’aria aleggiava imbarazzo e disgusto. Di sicuro Lars Von Trier non tollera mediocrità e il suo è un cinema sempre spinto fino all’estremo, pellicole per appassionati.

Con Nymphomaniac si conclude la trilogia della depressione insieme a Antichrist e Melancholia.

Lars Von Trier padre del manifesto “Dogma”, punta al reale, ad un reale che costantemente si contraddice e diventa di volta in volta altro da sé.

A metà degli anni Novanta Lars ribalta la tendenza dominante del momento. Al posto di evidenziare i meccanismi spettacolari del cinema, che regalano un’immagine surrogata del mondo, va alla ricerca del vero e disprezzando gli orpelli e le finzioni, cerca di estrapolare suoni, colori e luci così come appaiono nella loro immediatezza, lo spazio secondo il Dogma deve essere naturale, non costruito in studio, la pellicola rigorosamente una 35 mm:

“Giuro come realizzatore di astenermi da qualunque gusto e tocco personale, il mio fine supremo è quello di forzare la verità affinché esca dai miei personaggi e dalle situazioni”.

Così contraddittorio e sprezzatamene creativo, Lars Von Trier, dopo aver girato Le onde del Destino 1996 secondo il Dogma, pensa in digitale Dance in the Dark, un musical-drama consumato nella cecità incombente della protagonista, nel quale l’aspetto emozionale viene per la prima volta inserito nel musical e che gli è valso due palme d’oro al Festival di Cannes, per poi ordire il puro artificio sul film-set Dogville, 2003.

Sempre avanguardista e dissacrante, non ha mai smesso di spingersi in spazi inesplorati poiché dominare il cinema, in tutte le sue componenti tecnologiche e non, significa non avere barriere nella rappresentazione della realtà.

Ciò lo ha consacrato nell’ordine degli Autori, ancorché regista, fra coloro che “prendono a martellate ciò che hanno creato”.

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