Un caso di coscienza, ultimo spettacolo dedicato a Sciascia


UN CASO DI COSCIENZA

Il racconto Un caso di coscienza è inserito nel volume, pubblicato da Einaudi, dal titolo Il mare colore del vino, di Leonardo Sciascia. La storia del giovane avvocato Salvatore Vaccagnino negli anni ha ispirato vari registi, per lo più cinematografici.

La storia è semplice: l’avvocato esercita a Roma e ha un’amante. Di ritorno in Sicilia, legge un giorno in treno una lettera su un rotocalco femminile. Si tratta di una confessione di tradimento da parte di una donna nei confronti del marito. Una missiva che non lascia indifferenti i notabili del paese in cui Vaccagnino vive, Maddà. Reazioni a catena, ilarità e pettegolezzi si diffondono e amplificano.

Portare sul palco questa storia si poteva definire una sfida. Di fatto non è nata per il teatro.

Il regista Francesco Randazzo l’ha colta al volo e già alla prima lettura del testo ha immaginato come portarla in scena. Ne è nata un’opera teatrale ben riuscita, con una scenografia di forte impatto, un uso sapiente delle luci (Gaetano La Mela) e tre belle interpretazioni. Sul palco: Filippo Brazzaventre, Marta Limoli, Franco Mirabella.

Un caso di coscienza, quarto spettacolo dedicato a Sciascia

È il quarto e ultimo spettacolo del progetto Sciascia, voluto dal direttore del Teatro Stabile Luca De Fusco, incentrato su Il mare colore del vino, pubblicato nel 1973, una raccolta di racconti scritti da Sciascia tra il 1959 e il 1973 e usciti su giornali, riviste e antologie, tutti ambientati in Sicilia e con protagonisti siciliani.

Tre attori sul palco della Sala Futura e molti più personaggi: i pupi in scena danno l’idea della coralità e spingono il ritmo della narrazione, incentrata sull’ilarità, sull’ironia, sul gioco. Le espressioni sono parossistiche, a tratti grottesche. I riferimenti al mondo del teatro sono tanti: dalla radiolina sul palco, nelle prime scene, si riconosce (così ci è parso) la voce di Turi Ferro. La colonna sonora, che spazia da Bach a Caterina Caselli, è puro divertimento, ben dosata, cadenzata dalle movenze degli attori in scena, canticchiata da chi assiste allo spettacolo.

Le note di regia

Un caso di coscienza è un divertissement giocato con ironia tagliente in controcampo pirandelliano – scrive nelle note di regia Francesco Randazzo – dove è forte l’eco del Berretto a Sonagli che chiaramente ispira Sciascia ad un efficacissimo, parodistico gioco in punta di penna con il quale ci mostra la giostra del dietro le quinte paesano, della chiacchiera e del sospetto, della commedia intrisa nell’irrisione, della mascolinità che diventa, con una girandola di pettegolezzi virali, una “qualità” difettosissima di tutti i pupi maschi, recitanti le loro parti su una scacchiera costruita su tutti gli antichi vizi, le spacchioserie e le idiosincrasie della provincia siciliana. Le vite dei personaggi e la vicenda quasi poliziesca assumono tratti surreali, persino inquietanti, ridicoli, picareschi, eccessivi. Il sorriso tirato e le risatacce meschine colpiscono tutti”.

Le donne, in questo racconto, emergono in modo netto, tenendo in pugno gli uomini. Sono schiette e dirette e, come dice Randazzo, “oltre i cliché (che Sciascia usa brillantemente)”.

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