Ordinario di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Palermo, è la professoressa Adriana Cordova il nuovo Presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva (SICPRE) per il biennio 2017 -2019, eletta durante il Congresso Nazionale della Società che si è tenuto recentemente a Torino. La SICPRE, fondata nel 1934, è una delle più antiche e prestigiose Società Scientifiche italiane, conta circa 1200 iscritti fra cui tutti i Direttori delle Scuole di Specializzazione in Chirurgia Plastica, la grande maggioranza dei docenti universitari, dei primari ospedalieri e dei liberi professionisti nell’ambito della Chirurgia Plastica. L’elezione della professoressa Adriana Cordova, oltre a essere un riconoscimento alle qualità professionali e personali, assume un particolare significato sociale nel superamento delle differenze di genere in ogni campo della scienza.
L’intervista ad Adriana Cordova
Cosa significa da un punto di vista professionale essere eletti presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva? In che modo il suo ruolo si esplicherà da oggi in poi?
Tengo a precisare che adesso ho ricevuto questo riconoscimento però il mandato inizierà a settembre dell’anno prossimo, in concomitanza con il congresso della società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica che si svolge ogni anno. Quando ho ricevuto questo riconoscimento è stata un po’ una sorpresa, anche se già era nell’aria, però per me lo è stata perché i chirurghi sono sempre stati restii nel dare fiducia alle donne nei posti dirigenziali e non c’è mai stata una società italiana di chirurgia che abbia mai dato il ruolo di presidente a una donna. Mi occuperò quindi della messa a punto delle linee guida per i diversi interventi, dei protocolli terapeutici e della formazione per i giovani: dalle borse di studio ai programmi di formazione interdisciplinari fatti nei vari centri d’Italia. Poi dei i rapporti con i ministeri, ad esempio per l’allineamento di alcuni DRG e con le assicurazioni dei medici. La società si occupa anche del codice bioetico, soprattutto nel campo della chirurgia estetica, poiché, come ben sa, ci possono essere delle forme di pubblicità non corretta. Inoltre, tra le principali attività della società vi è la pianificazione di misure di controllo sui piani di formazione, come la verifica sull’adeguatezza dei programmi e misure di controllo sull’ingresso degli stranieri che vengono a operare in Italia, i quali spesso sono senza permesso. Infine, l’ultimo anno del mandato, curerò l’organizzazione del congresso nazionale, un momento
di incontro e di aggiornamento per tutti i chirurghi iscritti nella società. La società vuole essere sia fonte di stimolo per la formazione e per l’aggiornamento che avere un ruolo sociale, creando un’interfaccia con la politica e le altre strutture sociali.
Alla luce della sua elezione, pensa che in futuro verrà vista in un’ottica diversa la donna a capo di posizioni di rilievo nel campo della scienza?
Spero di si. Le donne in ambito scientifico si stanno affermando moltissimo, resta però il problema che in Italia non c’è un adeguato supporto sociale. Purtroppo è quasi inevitabile preferire un uomo a una donna, perché quest’ultima, nel momento in cui subentra la maternità, prende un periodo d’aspettativa molto lungo. È una cosa bellissima avere un figlio dal punto di vista umano ma deleterio dal punto di vista lavorativo. Quindi è necessario un supporto affinché ci sia lo stesso trattamento e la stessa considerazione che si ha per gli uomini. Nel mio campo, vedo che comunque tra colleghi non si registrano atteggiamenti discriminatori da parte degli uomini nei confronti delle donne, alla fine si collabora bene. Mentre le discriminazioni avvengono maggiormente a livello dirigenziale e sono anche significative.
Verranno adottate politiche specifiche per incrementare la presenza femminile?
Se dovesse capitarmi qualche caso in cui mi si chiede di intervenire su una parte del corpo evidentemente senza difetti allora mi rifiuto di operare. In molti spesso, vogliono modificare ad esempio il naso tanto per avere una forma diversa dalla propria o per assomigliare a qualcun altro.Certamente se siamo noi donne a occuparci in prima istanza di un problema è chiaro che terremo in considerazione il punto di vista femminile. Ad esempio nel congresso che organizzerò, farò sicuramente un baby parking per i bambini di quelle mamme che vi parteciperanno. Perché le difficoltà che incontriamo noi donne sono queste, siamo impegnate su tanti fronti, sia sul fronte del lavoro che sul fronte privato.
Volendo fare un quadro generale del territorio nazionale dal punto di vista degli interventi, qual è la regione in cui vi sono più richieste di interventi di chirurgia estetica?
Posso fornire dei dati certi per quanto riguarda la Sicilia però potrei estenderli a tutta Italia. Gli interventi più richiesti nell’isola sono principalmente quelli che riguardano il corpo, come l’intervento di lipoaspirazione e quelli al seno, tra cui la mastoplastica additiva e la simmetrizzazione. Poi gli interventi correttivi al naso, come la rinoplastica, richiesti con la stessa frequenza sia dagli uomini che dalle donne, così come l’otoplastica, l’intervento alle orecchie. Per quanto riguarda gli interventi di anti-age, il lifting e la blefaroplastica sono invece un po’ meno richiesti. La stragrande maggioranza sono pazienti donne che preferiscono trattamenti che stanno a cavallo tra medicina e piccola chirurgia estetica, quindi trattamenti con tossina botulinica e infiltrazioni di acido glicolico. Gli interventi più importanti, tipo il lifting facciale, sono meno richiesti, probabilmente secondo me, perché richiedono tempi di ripresa molto lunghi e i pazienti non sono presentabili.
Le richieste di intervento estetico sono sempre mosse dal desiderio di correggere un difetto oggettivo o anche da manie di perfezionismo?
Parlando sempre della mia esperienza seguo pazienti che hanno effettivamente un problema. Se dovesse capitarmi qualche caso in cui mi si chiede di intervenire su una parte del corpo evidentemente senza difetti allora mi rifiuto di operare. In molti spesso, vogliono modificare ad esempio il naso tanto per avere una forma diversa dalla propria o per assomigliare a qualcun altro.
Persone sempre più giovani richiedono interventi di chirurgia estetica. Come si pone di fronte a questo fenomeno e di quanto si è abbassata la fascia d’età media?
Che si sia abbassata l’età media, onestamente, a me non risulta. Intanto quando sono minorenni non posso visitarli se non sono accompagnati dai genitori e ci vuole il loro consenso controfirmato per gli interventi di chirurgia plastica. Poi se sono interventi che mi sembrano sconclusionati, anche in una ragazza maggiorenne, se è possibile cerco di dissuaderla. Più che altro, per problemi di natura squisitamente estetica le persone molto giovani si rivolgono di più alla medicina estetica, optando principalmente per filler e botox, tra gli interventi più richiesti.
Un intervento mal riuscito in che modo influisce sul paziente da un punto di vista psicologico?
Un intervento mal riuscito è motivo di sofferenza, quasi allo stesso modo, sia per il paziente che per il chirurgo. Può capitare che in un primo momento non vengano raggiunti i risultati desiderati e in quel caso si possono fare degli interventi secondari di miglioramento. Importante è non sbagliare irrimediabilmente anche se è un’ipotesi molto rara. Quello che dico sempre ai miei pazienti è che gli interventi di estetica non vanno pensati in un unico tempo di riuscita: si deve pensare a un primo tempo in cui si raggiunge un certo risultato e a un secondo tempo in cui si interviene per migliorarlo, ad esempio definendo la qualità della cicatrice. È importate dare ai pazienti delle aspettative realistiche, prospettando i rischi e gli eventuali rimedi quindi le sequele obbligatorie dell’intervento, come le cicatrici e le eventuali complicanze. Motivo per cui la visita preoperatoria deve essere molto accurata e lunga.
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