Carmela Fenice, la mia arte per raccontare il Venezuela


Carmela Fenice
Carmela Fenice

Carmela Fenice, artista venezuelana di origini siciliane, è un’artista contemporanea. Con le sue opere astratte ha appassionato il pubblico nazionale ed internazionale riuscendo a presentare le proprie esposizioni a New York, Caracas e molte altre città. A marzo 2020 presenterà la sua mostra a Maracaibo.

Carmela Fenice, l’intervista

Com’è nata la passione per l’arte? 

Ho avuto da sempre la passione per la fotografia ed ho praticamente fotografato tutta la mia vita. Dieci anni fa, dopo una lunga permanenza in Sicilia, sono tornata il Venezuela. Sentivo la necessità di rifarmi una nuova vita, ho sempre desiderato di diventare un’artista, e grazie al mio compagno mi sono decisa ed ho iniziato ad intraprendere la mia carriera.

La tua ultima esposizione si chiama “Ritimos Urbanos” (ritmi urbani) come mai hai scelto questo nome?

Questa esposizione rappresenta la mia vita, tutte le città che ho vissuto e visitato. Negli anni ho raccolto più di cinquemila foto e ho deciso di crearne un’opera. Ho inventato una città astratta all’interno della quale è presente un frammento di ogni paese. Questa città è riconoscibile da tutte le persone in maniera astratta attraverso un totem che riesce a ricostruire pezzi di città di tutto il mondo. Le strutture di questa città sono utopiche e racchiude i frammenti di ogni paese attraverso un collage digitale. Queste strutture da punto di vista piscologico sono molto importanti per me. Quest’anno è stato detto che Caracas non aveva più spazzi urbani. Allora ho deciso di costruire i miei spazzi, le mie strutture, tutto in maniera astratta che rappresenta una città utopica che piace a tutti, che da la forza di andare avanti.

Rappresenta dunque una risposta alla situazione attuale in Venezuela?

La mia è una risposta positiva. Il pubblico quando viene a visitare la mostra è molto positivo ed esce convinto di potere superare questo brutto periodo di crisi che stiamo vivendo. L’opera rappresenta una propria città che ognuno di noi ha a livello astratto.

Come è nato questo progetto?

foto de Anghy Rondón

Ho lavorato per tre anni ad un progetto artistico chiamato “Inquantificabile”. Questo progetto mi ha fatto stare molto male perché la fame che oggi c’è in Venezuela è troppo forte. Quando cammini per strada e ti trovi accanto a gente povera che rovista nella spazzatura che cerca del cibo ti senti impotente e ti rendi conto di non poter fare veramente nulla. Dal punto di vista concettuale io come artista invece di fare delle foto di queste povere persone, ho deciso di creare attraverso la bellezza un modo per fare vedere l’orrore di ciò che sta succedendo. Ho preso delle pentole ed ho fatto delle fotografie al fondo di esse. Ci siamo resi conto che in Venezuela tutte le pentole sono vuote, non c’è cibo. Ogni giorno tantissime persone muoiono di fame. Questo avvenimento mi ha colpito molto e tre anni fa ho deciso di fare qualcosa per fare vedere al mondo quello che sta succedendo. Dopo tre anni di lavoro, ho avuto bisogno come artista di sfogarmi un po’ la mente. Ho avuto il bisogno di fare “ritmi urbani”, di crearmi le mie strutture per stare con i piedi per terra, per vivere una vita felice.

Perché hai deciso di chiamare questo progetto “Inquantificabile”?

Il numero di persone che stanno morendo di fame in Venezuela è inquantificabile. La classe medio alta non ha neanche i soldi per comprare cibo, hanno case di lusso ma non hanno cibo. La gente si vergogna a dire tutto ciò. Con queste opere capisci che tutte le pentole del Venezuela sono vuote. Quando la gente guarda non capisce di cosa tratta l’opera e apprezza positivamente. Allora attraverso la bellezza prendo il pubblico e gli faccio vedere l’orrore di ciò che sta succedendo. Il pubblico capisce dopo l’opera attraverso il testo sotto di essa. Quando ti sei goduto l’opera, leggi il testo e capisci.

Chi è oggi Carmela Fenice?

Sono una donna che combatte, quando la vita a volte ti crea delle difficoltà bisogna reinventarsi e andare avanti. Sono una donna fedele alle mie radici, all’Italia, alla Sicilia. Penso che tutti noi abbiamo sempre la possibilità di farcela e creare il proprio mondo. Io attraverso l’arte posso andare ovunque, riesco a viaggiare con la mente e lo spirito e cerco sempre di andare avanti.

Articolo di Salvo Privitera

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