Il 21 marzo la Giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie


vittime delle mafie

È stata una decisione unanime quella riguardante la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. Oggi 1 marzo, con 418 voti a favore e nessun contrario, la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo all’istituzione di questa importante giornata, fissata per il 21 marzo di ogni anno. Secondo il testo approvato dal Parlamento, la Giornata nazionale non costituisce festività nazionale, non comporta quindi alcuna riduzione di orario negli uffici pubblici e nelle scuole. In occasione del 21 marzo, però, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado – nell’ambito della propria autonomia e competenza nonché delle risorse disponibili a legislazione vigente – sono chiamati a promuovere iniziative e manifestazioni pubbliche volte alla sensibilizzazione sul valore storico, istituzionale e sociale della lotta alle mafie e sulla memoria delle vittime delle mafie.

Dal 1996, in occasione del primo giorno di primavera, l’Associazione Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ogni anno in una città italiana diversa, viene letto un elenco di circa novecento nomi di persone la cui vita è stata stravolta  e spezzata dalla brutalità della criminalità organizzata: si tratta di vedove, figli senza padri, madri e fratelli, parenti delle vittime conosciute e familiari delle vittime il cui nome dice poco o nulla. Ma Libera vuole far memoria di  tutte per ricordarci sempre che a quei nomi e alle loro famiglie dobbiamo la dignità del nostro Paese.

L’istituzione della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie” è un grande passo nella lotta alla criminalità organizzata, ma rischia di restare solo un gesto simbolico. “Questa legge serve, certo. E serve questa giornata, riconosciuta come punto d’impegno dell’intera nazione e non di alcuni benemeriti. Serve ma non consola, e non basta – scrive sulla sua pagina Facebook Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe Fava, assassinato 33 anni fa dalla mafia – Ho imparato a diffidare della parola memoria quando essa è solo esercizio di memoria, elenco di nomi, liturgia di appuntamenti. Ho imparato a diffidare di tutte le nostre pratiche assolutorie, degli atti celebrativi e rituali dietro ai quali spesso di conserva intatto il diritto all’impunità, l’idea profonda, radicata, che le mafie siano solo un pezzo del panorama con il quale fare i conti, imparare a convivere, trovare le giuste convenienze. La memoria non è un elenco di morti. E’ un esercizio di vita. Un dovere di scelte. La fatica di distinguere rabbia e menzogna. Anche il rischio di restare soli. Per cui, evviva il 21 marzo, evviva i nostri morti: ma la lotta alla mafia non può essere confinata in una nostra privatissima e inoffensiva Spoon river. Troppo comodo, amici.”

 

 

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