Terremoto a Marrakech: la testimonianza della siciliana Valeria Rossi


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La notte tra l’8 e il 9 settembre, quando la terra trema, la 49enne siciliana Valeria Rossi si trova a Marrakech. Una scossa durata quasi trenta secondi «tantissimi anche per me, che da siciliana sono abituata ai terremoti» ci racconta Valeria, ricostruendo pian piano la vicenda una volta tornata in Sicilia, a Palermo dove attualmente vive.

Valeria Rossi ha speso la sua vita nell’attivismo sociale: ha iniziato come progettista per il CO.P.E., ong con sede a Catania. Così ha avuto la possibilità di girare l’Africa, un continente che l’ha sempre incuriosita: Tanzania, Guinea Bissau, e soprattutto il Marocco, un paese a cui legherà gran parte della sua vita.
Lì, infatti, ha iniziato a collaborare con un’associazione del luogo, El Amane, che ha a cuore i diritti delle donne marocchine. Adesso Valeria ha sposato un uomo del luogo, si sposta continuamente dalla Sicilia al Marocco e ha iniziato un dottorato con l’Università di Palermo.

Terremoto a Marrakech, il racconto di Valeria Rossi

A Sicilia&Donna racconta quei momenti tragici. Scappa da casa velocemente, trascinando suo figlio con sé. Raggiunge piazza Jamaa El Fna, principale punto d’incontro di Marrakech. Lì si rende conto per la prima volta dei danni del terremoto guardando le mura di cinta della città, erette nel 1120: sono parzialmente distrutte «un’immagine scioccante. Cercavo di consolare, ma intanto ero sbalordita per come un monumento storico così importante fosse stato raso al suolo» dice. Non è l’unico monumento distrutto dal sisma, anche un importantissimo minareto – la torre presente in quasi tutte le moschee – che, fino a qualche secondo prima del terremoto svettava su piazza Jamaa El Fna, è crollato completamente. Quella notte, Valeria dorme in strada, con la famiglia e i colleghi, come tutti d’altronde.
Solo dopo Valeria si rende conto del danno umano del sisma. L’epicentro, infatti, è a pochi chilometri da Marrakech, nei villaggi intorno, ed è lì che è avvenuta la vera tragedia. Si tratta di zone povere, dove molte abitazioni sono poco stabili e prive di fondamenta, che non hanno retto alla forza distruttiva del terremoto. «Molti villaggi si sono completamente sciolti» ricorda. Al momento, sono 2900 le vittime attualmente accertate, e 5000 i feriti. Il numero è destinato ad aumentare, dato che la viabilità è bloccata dal crollo delle strade e alcuni villaggi non sono ancora stati raggiunti dai soccorsi: infatti, alcune vittime si trovano ancora sotto le macerie. «I sopravvissuti, invece, sono donne vedove, bambini orfani, persone che non possiedono nulla, e sono completamente tagliate fuori dal mondo».

Terremoto a Marrakech, bisogna far fronte a questo disastro

Adesso il governo marocchino sta cercando di far fronte a questo disastro, aiutato dalle associazioni private e da altri paesi africani ed europei. Però non basta: molti sopravvissuti dei villaggi sono rimasti senza abitazione, e dato che è difficilissimo raggiungerli sono privati anche dei beni di prima necessità, come cibo e acqua. Così associazioni come El Amane, con cui Valeria collabora, ha iniziato a raggiungere gli sfollati, dividendo panini e bottigliette d’acqua.
«Troppe persone sono rimaste senza dimora, bisogna risolvere questo problema». Per questo motivo la presidente di El Amane, Halima Oulami pensava di costruire un enorme campo tendato per accogliere tutti gli sfollati.
Per aiutare l’associazione El Amane, il CO.P.E. ha lanciato una raccolta fondi, permettendo a tutti i cittadini di donare per aiutare la popolazione marocchina «Capisco che non è facile avere il coraggio di andare direttamente sul posto, ma così è possibile dare un piccolo contributo ed aiutare chi, in questo momento, ha perso tutto» conclude Valeria.
È possibile donare attraverso canali distinti:
– Conto Corrente bancario di Banca Etica intestato a Cooperazione Paesi Emergenti, IBAN: IT34G0501804600000011351483, Swift/BIC: ETICIT22XXX (se fuori UE). Causale: Emergenza Marocco. – Su PayPal del CO.P.E. indicando come destinatario direzione@cope.it.
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