Gli azzurri sul tetto d’Europa. Il titolo in Italia dopo 53 anni


gli azzurri

Straordinari. Eccezionali. Eroici gli azzurri. Non sono complimenti retorici, ma sono aggettivi che esprimono, e in maniera neanche troppo entusiastica, tutta la bravura dei nostri atleti.

Bravura riconosciuta in tutto l’universo calcistico e persino dai frigidi sudditi di sua maestà e che, partiti col piede giusto per il goal lampo di Shaw dopo due minuti, avevano immaginato di dare corpo e sostanza a tutto l’ottimismo, rivelatasi poi incauto, sfoderato a più riprese nei giorni precedenti l’incontro.

Ma il nostro ct non è uomo da poco e, dopo aver cercato da bordo campo di risollevare il morale, comprensibilmente a terra, degli azzurri sul rettangolo di gioco, comincia con i suoi preziosi suggerimenti (a Barella e Di Lorenzo su tutti) e alla fine azzecca per l’ennesima volta i cambi.

Mutando strategia e imbrigliando gli inglesi che, dopo venti minuti di buon gioco, si sfaldano e cominciano ad arrancare. Ma è nella ripresa che si concretizza il netto dominio azzurro con il vice capitano Bonucci che, in mischia su calcio piazzato, agguanta un pallone vagante e trafigge Pickford.

Gli azzurri ai supplementari

Anche stavolta si va ai supplementari e, nonostante i ragazzi di Mancini siano gli unici a creare pericoli dalle parti del portiere anglosassone, la granitica difesa inglese (solo due goals subiti in tutto il torneo) non si piega. Ancora una volta si va ai calci di rigore. Sarà un’altra emozione tutta da vivere con il fiato sospeso e lo sguardo incollato sul pallone fermo sul dischetto. Non sbaglia Berardi, ma neanche Kane. Belotti si fa ipnotizzare da Pickford e lo stadio esulta. Ma la striscia è ancora lunga.

Maguire non sbaglia e nemmeno Bonucci. E quindi siamo sempre indietro. Ci pensa Rashford a stampare il suo tiro sul palo e a rimettere tutto in parità. Bernardeschi fa centro con brivido e a questo punto sale in cattedra il nostro portierone che para il tiro di Sacho.

Quando Jorgihno si avvicina agli undici metri tutta l’Italia, con ancora negli occhi il rigore spettacolare battuto contro la Spagna, era pronta ad esplodere. Ma questa volta il professore del nostro centrocampo sbaglia angolo e, con fortuna, l’estremo difensore anglosassone acciuffa il pallone: siamo di nuovo in parità. E l’urlo ci rimane in gola, come se un oscuro presagio aleggiasse su Wembley e fa capolino anche sui pensieri dei tifosi azzurri.

Resta l’ultimo tiro britannico e poi si andrà ad oltranza. Ma Donnarumma non ci sta. E allora su tiro di Saka, entrato a pochi minuti dalla fine proprio per calciare il rigore, sfodera una estensione micidiale e indovina la traiettoria: parato! E allora si che esplode la gioia. E sono lacrime bellissime quelle di Mancini e Vialli che si stringono in un abbraccio che ha commosso l’Italia intera. Un abbraccio che sa di complicità, di stima e di affetto.

Gli azzurri. Credere nell’impresa

Per un’amicizia infinita, vissuta prima sul rettangolo di gioco e poi in panchina. Sempre insieme. E sono le lacrime di Bernardeschi e di Immobile, i sorrisi e gli abbracci di un immenso Chiellini e di Bonucci, la giovane vivacità di Chiesa, la caparbietà di tutto il gruppo che ha creduto in un miracolo e che, contro ogni iniziale pronostico, si è davvero avverato. La festa per la premiazione si ombra dello scarso fair play dei calciatori inglesi che si sfilano
la medaglia d’argento dal collo appena ricevuta e prendono a testa bassa la via degli spogliatoi. Un gesto che a molti è sembrato irrispettoso, ma che denota tutta l’amarezza per un trofeo perso giocando in casa, e quindi col favore del pubblico. Ma l’Italia di Mancini si è dimostrata più forte anche del tifo contrario.

Ha creduto nell’impresa quando nessuno ci credeva e ha meritatamente alzato la coppa al cielo di Londra. L’Italia intera, sopraffatta dalle grandi emozioni, si è riversata nelle piazze per dare sfogo ad una gioia incontenibile, figlia del riscatto per il mondiale non giocato nel 2018, ma anche di un anno trascorso a cantare sui balconi e a ordinare la spesa a domicilio.

L’Italia vuole gridare, gioire, vivere. E risvegliarsi da un incubo che non è dunque solo sportivo.

E la ricaduta anche economica della vittoria azzurra potrebbe addirittura fare da volano per un nuovo inizio in tutta la penisola. Una cosa è certa, adesso che i ragazzi del Mancio hanno conquistato l’Europa non intendono fermarsi, e anzi ci ricordano che il mondiale in Qatar è ad un passo.

E sarebbe meraviglioso continuare ancora a regale emozioni e a trascinare l’intera nazione in un clima positivo e favorevole che ci faccia guardare la realtà come una ritrovata, entusiasmante normalità.

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