Modica, la città delle cento chiese


Modica chiesa di S.Giorgio ph. Brunella Bonaccorsi
Modica chiesa di S.Giorgio ph. Brunella Bonaccorsi

Agli occhi dei visitatori che si chinano sul centro storico dal Belvedere della collina dell’Idria, si offre lo spettacolo sorprendente di tante piccole case arrampicate lungo le pareti calcaree, in un mosaico percorso da vicoli e scale attraverso i quali scorreva la linfa vitale della città antica, che collegano in un ammiccare di pietra bianca la parte Alta e la Bassa.

Appare così Modica, “il paese in forma di melagrana spaccata”, dove Gesualdo Bufalino ambientò il romanzo Argo il cieco, legando in maniera indissolubile l’immagine che, dall’alto, la cittadina offre di sé al mitico frutto dai chicchi color rubino.

Un paese “vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà a far da pacieri”, e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re…”.

Ricostruita dopo il disastroso terremoto del 1693, la città delle cento chiese, e dello splendore del Tardo Barocco che esplode nei ricami delle facciate dei palazzi nobiliari, nel 2001 è stata inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. La chiesa di San Giorgio è il duomo della città alta. Voluta alla fine dell’XI secolo dal conte Ruggero il Normanno, custodisce la reliquia dell’omero di San Giorgio. La maestosa facciata svetta da una monumentale scalinata. L’interno, a cinque navate, è decorato da stucchi. Nel pavimento del transetto è tracciata una meridiana solare. Il polittico dell’altare maggiore, composto da dieci tavole, è del pittore tardo manierista Bernardino Niger. Le pale raffigurano le scene della Sacra Famiglia e della vita di Gesù, dalla Natività fino alla Resurrezione e all’Ascensione, oltre a due riquadri con le iconografie dei due santi cavalieri, San Giorgio che sconfigge il Drago, e San Martino che divide il proprio mantello con un povero.

A Modica bassa c’è l’altro duomo, quello di San Pietro. L’interno è a tre navate, con un’abside ricca di elementi decorativi. Ci sono sculture marmoree, un reliquiario d’argento e tele del ‘700. All’esterno, c’è una spettacolare gradinata, in cui sono incastonate le statue dei dodici apostoli.

In via Posterla, sotto la torre dell’antica fortezza medievale, c’è la casa di Salvatore Quasimodo, in cui il 20 agosto 1901 nacque il poeta, insignito del Nobel per la Letteratura nel 1959. La casa è un museo che custodisce i mobili dello studio di Milano e una vecchia macchina da scrivere Olivetti, che il figlio Alessandro ha donato nel 1996.

La casa di Salvatore Quasimodo a Modica  in via Posterla ph. Brunella Bonaccorsi
La casa di Salvatore Quasimodo a Modica in via Posterla ph. Brunella Bonaccorsi

 

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