A spasso con i WWOOfers: viaggiare, imparare, rispettare l’ecosistema


wwoofers wwoof

Magari qualcuno lo fa soltanto per andare in vacanza senza pagare vitto e alloggio, ma la maggior parte dei WWOOfers, scelgono il volontariato agricolo perché fervidi sostenitori di tutto ciò che è biologico e naturale, e che quindi rispetta l’ecosistema e perché possono così mettere in atto, sperimentandosi, realtà forse a molti, almeno in Italia, poco conosciute come la permacultura e l’agricoltura dinamica. Il WWOOF, World Wide Opportunities Organic Farms, è infatti un movimento mondiale ed un’organizzazione legalmente riconosciuta, che mette in relazione viaggiatori, ossia i WWOOFers con aziende agricole di piccole e medie dimensioni, gli Hosts, per promuovere esperienze educative e culturali, senza scopo di lucro, e contribuire a costruire una comunità globale sostenibile. L’organizzazione connette i viaggiatori volontari, interessati a conoscere e sperimentare gli stili di vita e le tecniche dell’agricoltura naturale, acquisire conoscenze dalle aziende agricole, rigorosamente biologiche, accuratamente selezionate dall’organizzazione stessa. La rete internazionale dei giovani che trascorrono un breve periodo lavorativo nelle fattorie biologiche di tutto il mondo è in costante aumento, per più di quarant’anni WWOOF si è infatti diffuso di paese in paese in un modo molto naturale, con ogni nuovo gruppo condotto in maniera indipendente, parte al contempo di una rete più grande. In Italia è attiva da più o meno sette anni e solo in Sicilia sono circa 40 le aziende Hosts.

WWOOfers, l’esperienza di Francesco in Spagna

Francesco, che di professione fa lo chef, da tempo coltiva il suo orto in un paesino alle pendici dell’Etna, ed è molto interessato e documentato sulle tecniche di agricoltura sostenibile e sulla

wwoofers
La casa in cui ha vissuto Francesco

permacultura. Non si è lasciato quindi sfuggire l’opportunità di vivere sulla proprio pelle, per un mese, l’esperienza del volontariato agricolo, in un’azienda spagnola a Benimantell in provincia di Alicante. Durante il suo soggiorno, Francesco ha condiviso spazi, luoghi di lavoro e la quotidianità con la famiglia che lo ha ospitato, adattandosi ad una piccolo microcosmo autosostenuto dove l’acqua, la luce e il riscaldamento vengono fruiti in modo sostenibile evitando qualsiasi forma di spreco. “L’unica energia di cui in azienda si dispone è quella raccolta dai pannelli fotovoltaici. L’acqua per qualsiasi esigenza proviene dalla pioggia raccolta in alcuni laghetti – racconta Francesco – per fortuna io sono stato lì in un mese piovoso come novembre, e l’acqua non mancava mai, d’estate deve essere stato più difficile. Tuttavia senza sprechi è possibile vivere anche così, anche i due bambini piccoli della famiglia erano entrambi attentissimi a non sprecare neanche una goccia d’acqua”. Francesco era già in realtà abbastanza esperto in alcune attività agricole, ma in generale ai WOOFers non sono richieste particolari abilità o conoscenze, solo tanta voglia d’imparare, condividere e collaborare. Infatti Francesco adattandosi al lavoro che l’azienda si trovava a svolgere in quel momento, ha contribuito alla costruzione di una casa, alla raccolta delle olive, alla provvigione di legna per l’inverno. “In queste realtà si vive in quasi digiuno tecnologico, – afferma ammirato Francesco – in maniera povera e semplice. Si coltiva l’orto tutto l’anno con metodi naturali ispirati ai principi della permacultura dell’agricoltura biodinamica, nel totale rispetto dell’ambiente. Mangiavamo spesso riso e verdure, la tradizionale paella e la gazpacho (zuppa spagnola) calda”. Francesco lavorava circa 5-6 ore al giorno e poi, essendo il primo paese lontano 3 ore a piedi dall’azienda, optava per fare lunghe passeggiate in montagna, leggere, viversi la natura. “L’unica cosa che un po’ mi è mancata è stata la presenza della gente, si viveva, infatti, quasi in eremitaggio. In occasione della festa del paese vicino mi sono fatto tre ore di cammino a piedi e ho poi festeggiato bevendo e godendomi la presenza del calore di tutta quella gente”.

 

 

 

Articolo Precedente Rivive il mito di Ulisse: Sebastiano Lo Monaco al Metropolitan
Articolo Successivo La stanza dei Fiori Gialli, un corso di scrittura diventa antidoto al malessere

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *