“La pelle di Elisa” prima nazionale


 

Grande attesa e curiosità per lo spettacolo, prima nazionale, “La pelle di Elisa” di Carole Frèchette, l’ultima produzione dell’associazione culturale Statale 114 con Elaine Bonsangue e Rino Rapisarda, scene e regia di Salvo Gennuso, due serate in programma giovedì e venerdì prossimi, 19 e 20 dicembre, ore 21, al Centro Culture Mediterranee  Zo di piazzale Asia, 6 (biglietto 10 euro/ridotto 8 euro ).  

La pelle di Elisa è un testo francese che parla di storie d’amore raccontate per sopravvivere dalla sua protagonista. Elisa il personaggio, Elaine l’attrice, è affetta da una misteriosa malattia che le fa crescere la pelle senza spiegazione. C’è un senso di estraneità che ci sorprende ogni qual volta il nostro corpo subisce una mutazione: ci pare sempre che ciò che muta, ciò che si postula come effetto indesiderato di un’azione volontaria o involontaria sia un oggetto estraneo al nostro corpo, percepita come un’intrusione nata a turbare un senso lineare di sviluppo e vita. Ma cosa succede se qualcosa costringe il nostro sguardo a deragliare, il nostro cammino a percepire l’inciampo e poi la fuga, il piede che non sente più il terreno far da sosta, che vacilla in un’assenza che significa de-territorialità? 

Non c’è cura che possa impedire a Elisa di essere sepolta dalla sua stessa pelle, ma lei ha imparato un rimedio: entrare nei bar, nei luoghi affollati, incontrare gente e raccontare storie d’amore. Non importa che siano vere. Importa solo che sembrino vere, che diano fremiti a chi le ascolta. Ed è necessario che chi ascolti non sia passivo, che abbia una risposta non lineare, che la sua visione non sia estranea. Per questo lei sta davanti al pubblico, in mezzo al pubblico, perché non può fare altrimenti.

E quando tutte le storie che Elisa ha accumulato sono già state raccontate? Qui entra in gioco il terreno che manca: Elisa ne chiede al pubblico, il pubblico racconta la propria storia, tante storie, perché è sulle storie che si gioca la nostra esistenza, anche quando loro non fossero più che geografia. E così, il pubblico in sala diventa protagonista insieme a Elisa e pone un interrogativo fra tutti: può un dramma esistere, senza continuare nello spettatore che lo osserva e lo fa proprio?

“No, non può, non può più nell’accezione contemporanea che noi diamo alla creazione –  risponde il regista Salvo Gennuso – atto di escrescenza, ferita che percorre il corpo dell’artista e che contamina il corpo della visione, del pubblico che osserva, che guarda, per cui lo spettacolo è fatto, detto, costruito. La pelle che ci cresce, dunque, questa sostanza che non ci appartiene, diventa nostra in un altro luogo, in un’altra forma, e non c’è più iato fra la visione e la scena, sono due momenti alterabili e fungibili, che si alternano e ciò che è stato pubblico diventa il centro di un nuovo modo d’essere spettacolo, teatro”.

Elaine Bonsangue, attrice versatile è tra le fondatrici della compagnia e interprete della maggior parte delle produzioni: diverse messe in scena di Bekett e di Muller, ha lavorato nel cinema in diversi ruoli, con Faenza, Crialese fino ad essere la protagonista de “L’uomo di Vetro”,  di S. Incerti, selezionato al festival di Taormina. E’ nota al pubblico televisivo per esser stata tra i protagonisti delle ultime due serie de “La Squadra”.

Articolo Precedente Pippo Pattavina “Stregato da un’anima di legno … e di pietra”,
Articolo Successivo Legami affettivi tra desideri e bisogni

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *