Giorgio Pace, commissario dello Stabile di Catania: Il teatro si può salvare


GIORGIO PACE
GIORGIO PACE

L’Ars ratifica il decreto, su firma dell’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, per la nomina a commissario straordinario del Teatro Stabile di Catania di Giorgio Pace, sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, che ha ricoperto nel passato il ruolo di direttore amministrativo del Teatro Massimo di Palermo.

L’intervista a Giorgio Pace

 Dottore Pace, come intende procedere?

 “Voglio chiudere i ponti con il passato. Devo e voglio guardare al futuro perché bisogna dare a questa struttura la speranza di poter continuare a vivere”.

 Cosa intende con chiudere i ponti con il passato?

Il commissari del teatro Stabile di Catania Giorgio Pace
Il commissari del teatro Stabile di Catania Giorgio Pace

 “Mi riferisco a beghe passato, intrighi, malumori. Se mi soffermo a valutare questi problemi questo teatro non può ripartire e invece abbiamo molto lavoro da fare”.

 Da cosa intende partire?

 “Credo sia importante raccogliere attorno al teatro e al suo rilancio il personale, le forze finanziarie della città, gli abbonati, la politica che non mi deve chiedere nulla”.

 Sul Teatro Stabile pendono debiti per 13 milioni di euro. Come intende intervenire?

 “Devo strutturare il debito e aggredirlo. In questo senso ho varie possibilità da sfruttare utilizzando da un lato la copertura dei finanziamenti regionali previsti per i teatri in crisi e dall’altra sfruttando le norme che mi consentono di bloccare i sequestri in corso e le richieste, per carità legittime, di pagamenti, diventate ormai giornaliere”.

 C’è anche il problema degli artisti non pagati da anni.

“Parlerò con loro. Voglio stabilire un dialogo e rassicurarli. Subito dopo bisogna pensare alla nuova stagione teatrale. Bisogna pensare al teatro e alla cultura come servizio al pubblico”.

 Si è fatto un’idea sui motivi che hanno portato a una situazione di questo tipo?

 “C’è chi dice che sia stata dovuta ad assunzioni irresponsabili, chi parla di amministrazione allegra, e chi dice che si siano fatte attività artistiche al di là delle reali possibilità economiche. Io ritengo che non ci sia una sola causa ma tante di queste concause. Il fatto è che oggi la scommessa è altissima. E sul mio nome si sono concentrate molte aspettative”.

 Lei ritiene ci siano reali possibilità di salvare il teatro?

 “Se non lo pensassi non avrei accettato l’incarico”.

 Che idee ha sviluppato per la prossima stagione?

 “In quanto commissario assumo tutti i poteri anche quello del direttore. Nominerò una persona di mia fiducia che mi aiuti nella parte artistica. Di certo è che  per la nuova stagione voglio avviare un sodalizio con il Teatro Biondo di Palermo con il quale si deve creare un rapporto organico mettendo da parte le antiche rivalità. Partiremo con delle coproduzioni. Inoltre consoliderò il sodalizio con il teatro Bellini di Catania”.

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