Marco Selvaggio racconta la magia dentro uno scrigno di metallo: l’hang


Marco Selvaggio suona l'hang
Marco Selvaggio (foto di Fabio Florio)

Si chiama Marco Selvaggio, ha poco più di trent’anni e già si sta facendo strada nel mondo della musica, esibendosi in tutta Europa col suo particolarissimo strumento, l’hang.
The Eternal Dreamer è il titolo del suo ultimo album, uscito l’uno dicembre. Un sognatore dichiarato, insomma, che ha dedicato tutto se stesso alla realizzazione del suo progetto e ne è stato ampiamente ripagato essendo ormai un artista molto richiesto e unico nel suo genere. Marco, infatti, è uno dei pochi suonatori di hang in tutta Italia ed in Europa è il solo ad accompagnare questo insolito strumento alla musica house.
Si è raccontato così, in maniera semplice e modesta, dimostrando un animo umile, lui che del suo sogno ha fatto realtà, con un album per chi sogna e per chi ha bisogno di tornare a sognare.

Come è nata questa sua passione per l’hang?

“Io dico sempre che è stata serendipità, cioè la fortuna di fare delle scoperte felici per puro caso mentre si era intenti a fare tutt’altro. Io non cercavo l’hang, mi è semplicemente capitato davanti un suonatore dell’est Europa che lo suonava mentre cercavo un locale di Roma per Trastevere. Da lì è iniziata la sfrenata ricerca per lo strumento e l’amore folle per lo stesso che mi ha portato, fino ad oggi, a suonare e comporre tante musiche e canzoni. Mi tiene incollato 4 ore al giorno, o meglio a notte, è talmente ipnotico che mi è difficile separarmene. Suonare questo strumento riesce ad evocare sensazioni mistiche e surreali, se la magia è presente nella musica, per quanto mi riguarda, è dentro questo scrigno di metallo chiamato Hang.”

Marco Selvaggio suonatore di hang
Marco Selvaggio (foto di Fabio Florio)

Come si trova all’interno del panorama musicale siciliano? Pensa che ci siano le stesse possibilità qui rispetto al resto d’Italia per artisti come lei?

“Il momento, discograficamente parlando, non è dei migliori. Insieme alla Waterbirds abbiamo intrapreso questa sfida con The Eternal Dreamer. Il progetto è splendido ed ha un ampio respiro internazionale. Ci vuole molto impegno che finora è stato ampiamente ripagato e spero continui così. Il sogno, in ogni caso, è già stato raggiunto con la realizzazione dell’album. La Sicilia è una terra stupenda ed un disco del genere è frutto di questi luoghi, delle esperienze vissute nel mare di casa, con le persone che ci circondano. Non sarebbe uscito nella stessa maniera se vivessi altrove. Chiaramente qui ci sono meno possibilità per ciò che riguarda i live e gli eventi rispetto al nord Italia, anche per questo lo scopo è quello di riuscire a suonare un po’ ovunque, in giro per l’Italia e l’Europa.”
Il 25 Novembre si è esibito al teatro Bellini in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Cosa ha provato a suonare lì , accompagnando, tra l’altro, la voce di un artista della musica italiana come Arisa ?

“Suonare con Arisa è stato emozionante, ha davvero un enorme talento e una voce bellissima. Lei si è innamorata dell’hang e durante le prove mi ha chiesto molte informazioni anche se il tempo era davvero poco”.

Marco Selvaggio e Arisa
Marco Selvaggio e Arisa (foto di Valentina Indelicato)

Ci parli del suo album appena uscito.

“The Eternal Dreamer affronta in maniera decisa il tema del sogno, della vita e dell’amore. Mi piacerebbe che il pubblico ascoltasse attentamente le mie canzoni e ogni parola presente all’interno del disco. Il messaggio che voglio trasmettere è che nessuno deve mollare, mai. A volte basta credere che, nonostante tutte le difficoltà, i sogni possano realizzarsi. Bisogna sempre avere la forza di alzarsi e ricominciare. La vita, la musica in genere, vanno vissute pienamente e vanno condiviseBisogna sempre avere la forza di alzarsi e ricominciare. La vita, la musica in genere, vanno vissute pienamente e vanno condivise. The Eternal Dreamer è nato circa un anno e mezzo fa con l’intenzione di esprimere tutto ciò che avevo dentro e avevo raccolto in anni di vita. È un album dove ho messo tutto me stesso, sono davvero felice di averlo realizzato. Per tutto questo devo ringraziare: Toni Carbone, il direttore artistico nonché fonico, arrangiatore e bassista del disco, l’illustratrice Valentina Indelicato per la grafica, alla quale sono molto legato, artisticamente e affettivamente, e la Waterbirds, per l’appoggio fondamentale. Per ultimo, ma non meno importante, ringrazio di cuore il terzo produttore, mio padre Filippo Selvaggio. Non sarei riuscito a realizzare niente di tutto ciò senza ognuno di loro. Siamo una bella squadra e questo progetto ne è la prova.”
Qual è il pezzo dell’album a cui è più affezionato?
“I’m gonna be beautiful, when you look at me, I’m gonna be beautiful, an eternal dreamer you will see” The Eternal Dreamer è la canzone che rappresenta pienamente l’album e me stesso. E’ una di quelle canzoni che forse si scrivono una volta sola nella vita. Ha con sé la carica di un sognatore che guarda in cielo con i piedi per terra, sa bene che gli potrà cadere un giorno il mondo addosso ma ha la forza di non piegarsi mai. Il suo scopo è raggiungere l’amore incondizionato e realizzare il proprio sogno. L’arrangiamento è molto delicato e l’hang appare e scompare tra le calde note della voce di Daniel Martin Moore. Ci siamo conosciuti online e mi ha subito colpito per la particolarità della sua voce: calda, soffice, dolce ma anche nostalgica e malinconica. Le sensazioni che maggiormente mi appartengono.”

Copertina del cd di Marco Selvaggio a cura di Valentina Indelicato
Copertina del cd di Marco Selvaggio a cura di Valentina Indelicato

Chi sono i suoi idoli?

“Ascolto molto Ben Harper, Damien Rice, Angus & Julia Stone, William Fitzsimmons, Pete Yorn, Pete Murray e tanti altri. Molto spesso mi vengono in aiuto scrittori come Kundera o pittori come Monet. Sto ore a leggere o fissare foto e quadri. Così come il mare. L’ispirazione non è nient’altro che la mia vita.”

Da sognatore, quale dichiara di essere, cosa consiglierebbe a chi vuole intraprendere un percorso simile al suo?

“Siamo noi gli artefici del nostro destino, bisogna sognare guardando in cielo ma con i piedi ben saldati al terreno. A volte i sogni non si raggiungono ma è proprio il cammino verso questi che ci rende quello che siamo e che ci fa crescere. E’ la cosa più bella e corretta che potremmo mai fare verso noi stessi, anche se la realtà di oggi e ricca di difficoltà, l’importante è non mollare mai”.Siamo noi gli artefici del nostro destino, bisogna sognare guardando in cielo ma con i piedi ben saldati al terreno

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