Iride e Udu: le donne fanno fronte comune contro la violenza


Fanno fronte comune contro la violenza alle donne. Non aspettano ricorrenze o un ulteriore o femminicidio riportato dalle cronache. L’associazione delle giovani universitarie Iride e le donne dell’Udu si sonoriunite nel chiostro adiacente la chiesa San Giuliano in via Crociferi, sede della Camera del lavoro di Catania, per ricordare che “ogni giorno è quello giusto per difendere la dignità e la vita stessa delle donne, vittime sempre più numerose di mariti, compagni, fidanzati”. Una convinzione che è anche il manifesto delle operaie in rivolta, divenuto simbolo della lotta alla emancipazione femminile, assieme alle parole di papa Giovanni Paolo II a riassumere il senso di una battaglia che oggi è innanzitutto culturale. E così, sono stati il suono di violini, canti e poesia ad accompagnare la manifestazione, organizzata da Maria Branciforte, Sara Jenny Marino e Vanessa Trovato. Un’unione di intenti quello che ha portato Iride e UDU ad avviare un percorso comune, partito proprio da una campagna di sensibilizzazione contro la violenza domestica che mira da un lato a convincere le vittime a denunciare e dall’altro a parlare e confrontarsi con gli uomini. Al dibattito hanno partecipato Sara Gentile, docente universitaria di Scienze Politiche, Margherita Patti, segretaria confederale Cgil Catania e Jeanine Bongiovanni, Rsu Slc Cgil. Sono intervenute anche la deputata regionale del partito democratico Concetta Raia, promotrice della legge oggi in vigore alla Regione Sicilia che alla lotta alla violenza fornisce finalmente strumenti, coordinamento e risorse. E la parlamentare nazionale PD Luisa Albanella, che dagli scranni di palazzo di Montecitorio, a livello nazionale porta avanti un lavoro attento perché i passi avanti normativi non restino solo atti formali.

Ma era presente anche Valerio Musumeci, maestro per la difesa personale. Un intervento il suo per suggerire alle donne come difendersi da un’aggressione e perché no, imparare a scansare dalla faccia qualche pugno di troppo.

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