A che serve la bioetica? Ce lo spiega Marina Mengarelli


bioetica procreazione assistita

Di cosa si occupa la bioetica? E, prima ancora, quanti sanno compiutamente cos’è?

Ne parla la sociologa Marina Mengarelli cercando di dare

una corretta informazione su temi e diritti sensibili, quali:

 

 

  • testamento biologico,
  • eutanasia,
  • aborto,
  • fecondazione assistita,
  • ricerca sulle cellule staminali.

I proventi derivanti dalla vendita del volume sono devoluti all’Associazione Luca Coscioni.

Ne discute con l’autrice il professore Carlo Flamigni, uno dei maggiori ginecologi della Penisola, “padre della procreazione medicalmente assistita in Italia” e membro del Comitato Nazionale di Bioetica.
Da trent’anni Carlo Flamigni e Marina Mengarelli sono compagni di vita e d’avventura professionale, testimoni dell’avvio di quella discussione pubblica e intensa che la bioetica ha aperto nel mondo occidentale e in Italia; uniti dalla difesa della laicità e impegnati in una riflessione che costantemente pone al centro l’autonomia del pensiero e della persona.

Cos’è dunque la bioetica?

Dottoressa Mengarelli: «Occorre precisare che la riflessione sull’argomento coinvolge molte discipline, dalla biologia alla medicina e, ancora, il diritto, la filosofia, imponendoci di trovare una risposta alla domanda: che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare delle conoscenze che abbiamo acquisito grazie allo sviluppo delle tecnologie e della scienza? Io credo che la bioetica sia solo un modo nuovo di chiamare questioni vecchie, quindi per affrontarla bisogna dotarci di nuovi strumenti di analisi: quelli della qualità della vita e dell’autodeterminazione».

Professore Flamigni: «In realtà molta gente non capisce appieno il senso di tale disciplina che è, insieme ai professori universitari e agli insetti, la prova della non esistenza di Dio, in quanto fastidiosa e insidiosa. In Italia esiste una bioetica normativa, anziché descrittiva».

Perché ha senso parlarne  oggi e a cosa serve?

DottoressaMengarelli: «Nel nostro Paese è prevalente una sorta di paternalismo bioetico; io auguro invece un ritorno all’autodeterminazione, al rafforzamento dell’autonomia dei soggetti. È tempo che la bioetica esca dalle stanze chiuse dei cittadini colti per poter parlare a tutti, indistintamente, ritornando alla concretezza. È tempo che le persone siano consapevoli dei propri diritti».

Professore Flamigni: «Mi è piaciuta e ho condiviso questa visione di una bioetica che possa essere argomento di conversazione nei supermercati, coinvolgendo la gente normale; così ho spinto Marina a scrivere. In questo caso l’argomento è analizzato dalla testa di una donna e, in quanto tale, il libro è semplice e chiaro».

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