Antonino Guglielmino: “Procreazione assistita per 5.000 coppie siciliane”


Si è svolta nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia la tre giorni congressuale dal titolo “Gestione e trattamento umanizzato della coppia infertile”, apertasi giovedì scorso coi saluti istituzionali di Fiorentino Trojano, Assessore ai servizi sociali del Comune di Catania.

L’evento, organizzato dall’Istituto di Medicina e Biologia della Riproduzione U.M.R. – Hera e dalla Fondazione Hera nella persona del direttore clinico dr. Antonino Guglielmino e con la direzione scientifica della dottoressa Sandrine Chamayou, si è posto l’obiettivo di delineare l’odierno panorama nel campo della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).

I relatori, noti ginecologi, esperti, professionisti ed addetti ai lavori, hanno discusso sui cambiamenti che stanno interessando il versante medico-scientifico europeo ed italiano in merito ai protocolli terapeutici di stimolazione ovarica, di crioconservazione gametica ed embrionale.

Dr. Guglielmino, la medicina e la biologia della riproduzione in Italia sono in una fase di cambiamento strutturale, come recepisce il nostro paese il profondo rimodellamento del quadro assistenziale della PMA, sulla base delle nuove direttive europee?

«Le direttive europee, di fatto, hanno trasformato i centri di riproduzione assistita in centri di trapianto, così i controlli sono diventati più rigidi e sono aumentati gli investimenti; la Sicilia si sta adeguando con un decreto approvato dall’Assessore Borsellino in cui si prevede di individuare ed accreditare 15 centri, 9 pubblici e 6 privati, per cui ci sarà, purtroppo, una drastica riduzione dei secondi, con un depauperamento grave di alcune province che rimarranno assolutamente sguarnite.»

Dottore, ci spieghi meglio, è possibile fornire alcuni dati?

«I dati del Piano Sanitario Regionale 2011-2013, riferiti al 2008, ci dicono che 5.200  coppie siciliane richiedono la procreazione assistita. 3.200 casi vengono svolti in Sicilia -di cui l’85% nei  29 centri privati esistenti e solo il 15% in quelli pubblici- gli altri 2.000 riguardano persone che preferiscono migrare al nord. Questa migrazione massiccia non è causata dalla scarsezza delle nostre strutture, bensì dalle agevolazioni economiche di cui è possibile usufruire sia nella logistica degli spostamenti, sia soprattutto nella gratuità del servizio medico cui sta a monte, paradossale ma vero, il pagamento da parte della Regione Siciliana. L’umanizzazione di cui parliamo riguarda, dunque, anche le strutture territoriali.»

Bene allora quale deve essere il ruolo del medico di famiglia, del consultorio e dell’ospedale del territorio nel processo di umanizzazione della procreazione medicalmente assistita?

«La riorganizzazione dei centri e della rete sul territorio risulta fondamentale nell’ottica di una triangolazione  fra il medico di medicina generale, il consultorio e l’ospedale ove la coppia deve trovare degli interlocutori anche e soprattutto nella fase  preliminare del processo.»

Dottore ci spiega meglio in cosa consistono questi nuovi approcci che gli anglosassoni definiscono “friendly”?

«Noi parliamo di approcci umanizzati perché sono molto più vicini all’aspetto fisiologico della donna. Oggi l’avanzamento della ricerca ci permette di non necessitare più di un grande numero di ovociti, dunque meno ormoni, meno stimolazioni e l’eliminazione delle iperstimolazioni ovariche che tanti problemi avevano creato in passato. Oggi siamo in grado di individuare qual è l’embrione migliore e puntiamo sulla selezione per evitare gravidanze plurime con una modernizzazione della strumentazione medica utilizzata. Monitoriamo il feto durante tutto il percorso, facciamo la diagnosi genetica delle aneoploidie, riusciamo a fare l’amniocentesi prima di trasferire gli embrioni eliminando, così, il rischio di impiantare embrioni che non andrebbero a buon fine; la gravidanza diventa dunque fisiologica e gli embrioni non trapiantati vengono congelati per eventuali successive gravidanze»

Il secondo giorno del congresso si è parlato di ambiente e fertilità, quali potrebbero essere le interferenze ambientali nel campo della riproduzione?

«Lo scorso anno l’Istituto Superiore di Sanità ha individuato 44 siti ad alto rischio ambientale in Italia, in Sicilia abbiamo Milazzo, Gela, Priolo, Biancavilla per l’amianto, ed ora si sta aggiungendo Niscemi  come conseguenza della situazione Muos (Mobile User Objective System ). Dunque da un lato i metalli pesanti e dall’altro le onde elettromagnetiche diventano interferenti endocrini che possono creare, come nel caso di Gela dove c’è la percentuale più alta al mondo, ipospadie ossia malformazioni che colpiscono il bambino maschio riducendone le caratteristiche sessuali.»

Dottore, ancora una domanda, quanta importanza ha la formazione nel contesto della procreazione assistita?

«E’ assolutamente fondamentale, ma –purtroppo- non esiste una regola in Italia, inoltre si è visto che le ore impiegate nelle scuole di specializzazione sul tema della riproduzione umana sono assolutamente insufficienti. Noi ci auguriamo che le cose possano cambiare e ci stiamo attivando in modo che la Regione Siciliana destini alla formazione del personale nel campo della PMA, i fondi di cui necessita, secondo le leggi vigenti in materia.»

 

 

 

 

 

 

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