La lunga estate di Pablito


Ho aspettato trent’anni per dirglielo, un piacevole magone da confessare. L’estate del 1982 è stata la più dolce estate della mia vita, coronavo il sogno di un giovane italiano, quello di vedere trionfare la nazionale italiana nel mundial spagnolo del 1982 e assistere per ben due volte al concerto dei miei idoli, i Rolling Stones, prima al San Paolo di Napoli e poi a Nizza, in Costa Azzurra. Nel frattempo l’Italia di Bearzot aveva trionfato al Bernabeu di Madrid contro i forti tedeschi…e la voce di Nando Martellini entrava nella storia: “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo…”.

L’artefice di quell’impresa era stato un giovane toscano di Prato, il centravanti con il numero 20 dal fisico asciutto, che prima aveva stregato, con le sue “rapine” geometriche, i fuoriclasse brasiliani, Falcao, Zico, Socrates, Eder…(forse la nazionale carioca più forte di sempre), e poi umiliato i panzer teutonici del coriaceo Breitner. Paolino Rossi era un idolo anche per un brocco calcistico come me (ogni qual volta avevo la palla tra i piedi sognavo di essere lui…e mi capitava anche di fare goal). Quindi me lo sono trovato davanti, alla Feltrinelli di Catania per la presentazione del suo libro e finalmente potevo confessargli il mio segreto:”…il 1982? L’anno più bello della mia vita…il mondiale spagnolo e Mick Jagger e gli Stones!” Ma è stato ancora una volta Paolino a fare goal: “Immagina cosa ho provato io quando l’ho visto esibirsi a Torino con addosso la mia maglia azzurra  numero 20!”

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