Donne e start up, un binomio vincente ma ancora troppo poco diffuso


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Uno spirito imprenditoriale innovativo e caparbio: è questo il motivo per cui, secondo uno studio condotto dalla Consob, avere più donne all’interno dei CdA aziendali comporterebbe per queste un aumento di fatturato. Nonostante ciò, attualmente sono ancora pochissime in Italia le società che possano vantare una guida a maggioranza femminile, attestandosi infatti intorno al 13% totale.

Imprenditoria femminile e start up in Italia

Gli studi condotti dal Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) hanno fatto chiarezza in merito alla situazione dell’imprenditoria femminile in Italia e hanno dimostrato come, attualmente, siano state rilevate poco più di 1.000 le imprese con prevalenza femminile nel CdA. È un dato che riguarda le start up, ma che non cambia di molto se confrontato con le società italiane più grandi (13% contro 17%).

Sono percentuali che fanno riflettere, soprattutto se paragonate ai numeri e alle percentuali all’estero. Basti pensare agli USA, dove il 46% delle società ospita delle donne in una posizione di leadership: una percentuale comunque bassa, ma utile a sottolineare il gap con l’imprenditoria italiana, soprattutto considerando come una ricerca condotta dal Global Business Monitor sottolinei come la presenza di donne in posizioni di rilievo aumenti del +5% le possibilità di successo di un progetto o di un’azienda.

L’identikit delle startupper donne in Italia

Un ulteriore studio, portato avanti da Girls in Tech, ci consente di apprendere l’identikit della startupper donna in Italia. Stando ai risultati del sondaggio, è emerso che la startupper media italiana è laureata e proviene da una facoltà universitaria scientifica, ha un’età che si aggira intorno ai 30 anni, e vive, generalmente, a Milano. Si tratta di una donna professionalmente emancipata, considerando che ha già diverse esperienze lavorative alle spalle. Sempre stando a questa ricerca, attualmente nel nostro paese si trovano 86 startupper che corrispondono al profilo appena tratteggiato. Un numero puramente teorico, certo, dato che riguarda solamente le donne “ufficialmente schedate”.

Come avviare una start up?

Il primo passo per aprire una start up è, sicuramente, quello di iscriversi al Registro Imprese, tramite una dichiarazione (Comunicazione Unica) che è possibile inviare anche online, di modo da ridurre i tempi di attesa e completare le procedure completamente da casa. Senza aver portato a termine questi passi, infatti, non vi sarà assegnata alcuna partita iva e non potrete dunque, a lavoro concluso, emettere fatture.

Iscriversi al Registro è tuttavia inutile se, a casa o all’interno del proprio luogo di lavoro, non si è dotati della strumentazione necessaria per lavorare. Serve dunque un allestimento hi-tech di un certo livello, che preveda dai computer ai software specifici per il lavoro che si desidera intraprendere. Il tutto, deve essere però ovviamente accompagnato da una connessione Internet veloce ed efficiente, che renderebbe altrimenti inutile tutta la strumentazione precedente: in tal caso, è possibile sfruttare le offerte ADSL per partite iva proposte, ad esempio, da compagnie come Vodafone, per potersi dotare fin da subito di tutto il necessario.

Una volta conclusa la parte tecnica e burocratica, non resta quindi che redigere un business plan realistico, su cui potersi basare per poter verificare concretamente i propri successi e valutare gli obiettivi raggiunti.

 

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