Sonia Cammarata tra moda e lirica


A 4 anni già vestiva le bambole, e da allora non ha più spesso di realizzare abiti. Parliamo di Sonia Cammarata, costumista palermitana d’origine e romana d’adozione. L’abbiamo incontrata in un bar della Capitale, tra una pausa e l’altra del lavoro nel suo atelier e l’impegno costante di mamma della piccola Aurora. “Ho sempre avuto la passione per la moda – confessa – insieme a quella per l’opera lirica, contrariamente ai miei genitori che non l’amavano particolarmente. Per conciliare questi due interessi ho deciso di dedicarmi ai costumi di scena, frequentando l’Accademia di Belle arti con indirizzo Scenografia e spettacolo”. Già durante l’Accademia Sonia inizia a lavorare nel mondo del cinema e come stagista al Teatro dell’Opera di Palermo. Dopo lo stage partecipa alla riapertura del teatro Massimo – chiuso per 23 anni – assistendo il premio Oscar Franca Squarciapiano nella realizzazione dell’ “Aida”. Poi un’altra esperienza importante con il regista Francesco Esposito, che la vuole per i costumi dell’opera “Pollicino”. Da lì la costumista palermitana spicca il volo per Roma, “bussando a tutte le porte solo con il mio curriculum”, tiene a precisare. Arrivano così alcuni lavori nel mondo della produzione cinematografica, per ritornare poi al primo amore: il palcoscenico. Al teatro Argentina, in occasione del “Candide”, conosce il regista Enrico Castiglione, che diventerà suo marito. Il loro sodalizio nella professione e nella vita privata dura da dieci anni, e li ha portati a realizzare insieme opere importanti, come una memorabile “Aida” nel 2009 (utilizzando per i costumi piccolissime tessere di mosaico) o il più recente “Rigoletto” della scorsa estate. Entrambe le opere sono state rappresentate al Teatro greco di Taormina, che oggi trasmette gli spettacoli in mondovisione e richiede quindi una cura maniacale dei dettagli per i primi piani in tv. Lo stile di Sonia Cammarata resta legato alla tradizione, purchè sia reinventato con un pizzico di fantasia, senza trascurare lo studio dell’opera nel suo complesso, dalla musica al contesto storico. Oggi lavora in un atelier tutto suo a Roma, che le permette di poter agire in piena libertà su tutte le fasi di preparazione dei costumi. Qui sta crescendo anche sua figlia Aurora, che già si diletta a disegnare con gli acquerelli e si è ormai abituata a seguire le prove degli spettacoli. “Chissà – rivela orgogliosa la mamma –  presto per lei potrebbe aprirsi la possibilità di un passaggio sul palco in qualche opera lirica..”. Se chiediamo a Sonia quale sia il suo “sogno nel cassetto” a livello lavorativo, ci risponde senza esitazioni: “Ovviamente La Scala di Milano, autentico tempo della lirica in Italia. Mi piacerebbe realizzare qualcosa di Wagner o “Il flauto magico” di Mozart. Tra i miei sogni c’è anche un grande film in costume, magari ambientato nel Settecento o negli anni ’20”. Quanto alla Sicilia, la costumista palermitana sottolinea il suo legame con una terra che le ha lasciato tanto ma che, dopo aver dato la formazione e gli strumenti, non permette altro. “Per usare una metafora del mio mestiere – aggiunge –  potrei dire che la nostra isola ci mette in mano forbici, ago e filo, ma senza fornirci un adeguato laboratorio”. La formazione per lei resta fondamentale, purchè si accompagni ad una adeguata esperienza pratica. “L’Accademia fornisce le nozioni teoriche – precisa – ma quello che per me ha fatto la differenza è stato il contatto continuo con professioniste come Franca Squarciapino e Gabriella Pescucci”. Da queste costumiste di chiara fama Sonia ha imparato tutte le piccole sfumature di un lavoro che si fa arte; a loro ha “rubato il mestiere con gli occhi”.

 

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