I viaggi di Patrizia Caiffa diventano “Indian emoticons”


“È la prima volta che presento questo libro fuori Roma e sono molto emozionata. Forse non è un caso che io lo faccia in Sicilia: amo profondamente questa isola, tanto da aver comprato una casa vicino alle gole dell’Alcantara. È qui che mi rifugio ogni volta che posso”. Esordisce così Patrizia Caiffa, giornalista e scrittrice romana che sabato scorso ha presentato il suo ultimo lavoro, Indian emoticons (Edizioni Haiku, 2012), nella libreria “Vicolo stretto” di Catania. Inviata nelle grandi emergenze internazionali, la Caiffa si occupa di Asia, Africa, America Latina e di temi sociali come l’immigrazione, i diritti e le povertà, con una preferenza per il reportage. Più di cinquanta i paesi del mondo che ha visitato, non solo per lavoro, ma anche da turista, con un occhio particolare verso il Sud del mondo, di cui si dice “innamorata”.

 

“Non sopporto le ingiustizie – spiega – e soffro nel vedere la dignità degli uomini calpestata e violata, specie quella dei bambini. Scrivo perché voglio fare conoscere realtà che altrimenti resterebbero nascoste, per dare voce a chi non ne ha”. Tra i suoi ultimi viaggi come inviata ci sono quelli in Tunisia per la primavera araba, ad Haiti dopo il terremoto, a Cuba dopo le dimissioni di Fidel Castro. L’India, invece, è arrivata tardi. “La mia prima volta in questo paese risale al 2007, e a quel viaggio ne sono seguiti altri tre, di un mese ciascuno”. “La realtà indiana – prosegue – è talmente complessa che è impegnativo anche solo provare a descriverla. In questo sub-continente convivono lingue, culture, religioni e tradizioni differenti. Alla ricchezza di certe metropoli si affianca la povertà estrema di neonati che vivono per strada e anziani che dormono sugli spartitraffico delle strade, alla bellezza paradisiaca di zone come il Kashmir si contrappone il sanguinoso conflitto che da più di quarant’anni lo insanguina”. Insomma, l’India “o si odia o si ama”, e, come riconosce anche Giulia Guerrini, insegnante di yoga kundalini che ha accompagnato Patrizia Caiffa nella presentazione catanese del suo libro, “solo abbandonandosi all’esperienza di questo subcontinente, solo arrendendosi ai suoi contrasti, si può sperare di capirlo”. Impossibile dire quale sia stato l’incontro più intenso fatto in India. “Forse – azzarda l’autrice – il primo, quello con i bambini di un orfanotrofio di Mumbai: senza un giocattolo, ma sorridenti”. È proprio questo il tratto distintivo di un popolo anagraficamente giovane: la sua vitalità, la sua umanità folgorante, specie agli occhi di noi occidentali. “Ricordo ad esempio i giorni di un monsone a Delhi: era un momento a dir poco disastroso, eppure gli indiani lo hanno saputo sdrammatizzare. Da noi sarebbe stato il panico”. A questo si accompagna una spiritualità “che riempie in ogni momento la vita degli indiani”. Colori, odori e profumi qui sono capaci di toccare l’anima, e di regalare suggestioni sempre nuove. Non a caso, lo slogan scelto dall’ufficio del turismo per pubblicizzare il paese è “incredible India”. “Mi chiedo – commenta Patrizia Caiffa – se, di fronte all’avanzare della globalizzazione, questa terra saprà mantenere le sue tradizioni”. Di sicuro per ora c’è una terra affascinante e difficile da incasellare nei canoni consueti. “Da parte mia – conclude l’autrice di Indian emoticons – ho voluto raccontarla in maniera leggera, giovane e veloce, proprio come le emoticons, immagini di volti in movimento che si utilizzano in chat e nelle e-mail”. Un assaggio dell’India che disegna di volta in volta sorrisi, riflessione, disperazione, speranza.

 

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